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Cronaca

Biagio Conte ha lasciato la Missione: "Vado in montagna nella preghiera e nella penitenza"

Il missionario ha scritto una lettera in cui spiega i motivi della sua scelta: "Speravo al più presto in una unione mondiale ma tristemente ci sono ancora ingiusti muri". Preoccupazione tra i volontari del centro: "Non sappiamo dove il Signore gli indicherà di recarsi"

Fratel Biagio ha lasciato la Missione per addentrarsi nelle montagne. Il missionario ha spiegato in una lettera - che ha lasciato nella struttura - i motivi della sua scelta: "Mi abbandono al Buon Dio nella preghiera e nella penitenza. Sono molto preoccupato e ferito per l'ingiusto comportamento egoistico e indifferente verso i più deboli e i più poveri". 

A diffonderla, tramite Facebook, sono stati gli stessi volontari del centro. Biagio Conte specifica nel biglietto da lui sottoscritto di riferirsi "non solo ai cittadini italiani senza la garanzia di una casa, di un vero lavoro, dei giusti diritti ma anche ai cittadini di altri popoli, da anni in Italia, che adesso rischiano l'abbandono, le persecuzioni senza ottenere un vero riconoscimento, una vera identità". A preoccupare il missionario sono dunque le sofferenze dei più poveri italiani e stranieri: "Speravo - continua la lettera - in una vera Unione europea e al più presto in una unione mondiale ma tristemente ci sono ancora ingiusti muri".

Preoccupazione anche tra i volontari della Missione: "Domenica - scrivono - non lo abbiamo trovato in Missione. Nella lettera è scritto: mi reco in montagna ma non sappiamo dove il Signore gli indicherà di recarsi. Tante sono le emergenze in Missione e tante sono le risposte che si attendono per il bene dei fratelli accolti. La Missione di Speranza e Carità fa un appello a tutti gli uomini di buona volontà perché si possa fare concretamente il bene e, così, si possano dare tante piccole gocce di speranza che tanti fratelli poveri attendono con cuore sofferente".

Tra le tante storie, la più nota è quella del 51enne Paul Yaw Aning, ospite della struttura da un decennio: nonostante una sentenza del Tar dica che il cittadino ghanese non può essere espulso dall'Italia, sembra - concludono i volontari della Missione - che ci siano ancora "tantissime difficoltà per autorizzarlo a permanere e soggiornare regolarmente nel nostro Paese". La causa al Tar è ancora nella fase cosidetta cautelare e la trattazione di merito deve essere ancora fissata. La Questura, inoltre, non gli ha ancora rilasciato il permesso di soggiorno.

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