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Cronaca Partinico

I guai del re delle scommesse: "Quella startup per trovare lavoro fondata con i soldi della mafia"

Finisce in amministrazione giudiziaria la Face4job creata nel 2013. Attraverso un accordo con Cosa nostra palermitana venivano riciclati i proventi delle attività illecite realizzate nel settore del gioco. Accertati legami con Benedetto Bacchi

Con la sua startup voleva sfidare la California puntando sul territorio e creando posti di lavoro. Ancora una volta il "re delle scommesse", Benedetto Bacchi, finisce nel mirino della polizia. Finisce in amministrazione giudiziaria la società Face4job Srl, fondata da un imprenditore di Partinico nel 2013: una startup innovativa - con sede legale a Terni - che aveva come attività principale quella di svolgere un servizio di supporto digitale e telematico alle imprese nell’ambito dei processi di ricerca e di selezione del personale.

Il blitz della polizia nella sede di Face4job | Video

La polizia ha dato esecuzione al provvedimento emesso dal Tribunale di Palermo-Sezione Misure di Prevenzione. Il provvedimento scattato oggi si collega al decreto di sequestro emesso lo scorso gennaio dal Tribunale nei confronti di Bacchi e che riguardò numerosi beni di sua proprietà o comunque a lui riconducibili, per un valore complessivo di circa 6 milioni di euro, tra i quali il 10 % del capitale sociale della Face4job.

Accertati dunque i legami con Bacchi, imprenditore di Partinico del settore dei giochi e delle scommesse online, la cui figura è emersa con un ruolo di primissimo piano nell’ambito delle indagini condotte dalla Squadra mobile di Palermo relative all’operazione di polizia denominata “Game over” che, a febbario 2018 ha portato all’arresto di 22 persone (e numerosi indagati), confermando l’esistenza di un pericoloso intreccio tra l’attività di Cosa nostra e la gestione e distribuzione sul territorio delle sale gioco e scommesse "dentro le quali - dicono dalla polizia - quotidianamente, si muove una mole di denaro che rappresenta una delle più cospicue fonti di reddito degli ultimi anni per la mafia".

In questo contesto le indagini hanno dimostrato come Bacchi, tramite un vero e proprio accordo contrattuale con Cosa nostra palermitana sia riuscito, nell’arco di un breve tempo, a monopolizzare il settore e realizzare una rete di agenzie di scommesse abusive capaci di generare profitti quantificati nell'ordine di oltre un milione di euro mensili. Dallo sviluppo di ulteriori indagini patrimoniali condotte dagli agenti della divisione anticrimine - ufficio Misure di prevenzione patrimoniali della Questura di Palermo, è emerso che Bacchi ha reinvestito nella Face4job Srl i proventi delle attività illecite realizzate nel settore del gioco e delle scommesse.

"In particolare - hanno spiegato dalla polizia - esaminando la documentazione bancaria della Face4job è emerso come l’apporto di denaro di Bacchi sia stato assolutamente determinante per l’avvio della società. Infatti è stato accertato come Bacchi abbia versato nelle casse della società tra il 2015 ed il 2016, a titolo di 'sovrapprezzo sottoscrizione quota parte capitale sociale', ingenti capitali per oltre 300 mila euro, denaro evidentemente frutto dell’attività illecita di riciclaggio e concorso esterno in associazione mafiosa. E’ apparso, quindi, evidente come questa circostanza, anche in considerazione del ben più modesto valore nominale delle quote possedute da Bacchi nella società (pari al 10 % del capitale sociale), non può essere altrimenti giustificata, in termini economici, se non con l’ipotesi della realizzazione di un’operazione meramente finalizzata al reimpiego di capitali di provenienza illecita".

A condurre gli investigatori su questa pista sono stati anche alcuni articoli di stampa, risalenti agli anni 2015 e 2016, temporalmente coincidenti con l’ingresso nella società di Bacchi, nei quali il titolare della società, parlando della innovativa start-up faceva riferimento ad un nuovo socio della Face4job definendolo come un imprenditore che ha fatto fortuna “nel business del gaming e dei giochi online”, che conosce sin da quando era ragazzo, essendo cresciuti nello stesso paese (Partinico).

E' così scattato il provvedimento del Tribunale che ha di fatto sollevato dall’amministrazione i rappresentanti della società per il periodo massimo previsto dalla normativa, ovvero un anno. "In pratica - dicono dalla polizia - l’azienda dovrà temporaneamente cedere la gestione all’amministratore giudiziario nominato da un giudice che al termine del periodo valuterà la sussistenza dei presupposti per restituire o meno la gestione 'bonificata' dai rischi riscontrati, ovvero procedere a conseguente sequestro ai fini della confisca. Si tratta, in definitiva, di una misura di prevenzione antimafia che colpisce le aziende che pur non potendosi considerare “mafiose” risultano aver subito un’influenza da parte di persone vicine a Cosa nostra".

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