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Cronaca

Neonato abbandonato a Bagheria: "Non sono un mostro, l'ho fatto per lui"

Parla l'avvocato della donna che lo scorso 8 aprile lasciò il figlio appena nato nel balcone della vicina. "Era in uno stato di emarginazione, con quel gesto pensava di richiamare l'attenzione. Ancora oggi non si è resa conto di ciò che ha fatto"

"Non è un mostro, ma una donna che ha vissuto in uno stato di emarginazione. Con quel gesto sperava che qualcuno si prendesse cura del neonato". A una settimana dal fatto parla Sergio Di Gerlando, l'avvocato che difende la donna di Bagheria che dopo aver partorito ha lasciato il proprio neonato nel balcone di una vicina. Il legale, in esclusiva a PalermoToday, cerca di chiarire i contorni di una vicenda che ha sconvolto l'opinione pubblica. "Non si è resa ancora conto della gravità dell'accaduto. E' una donna che aveva, ed ha, bisogno d'aiuto". Ma ora Barbara (usiamo un nome di fantasia ndr) rischia una condanna per tentato omicidio aggravato.

Quella notte dell'8 aprile ad avvisare le forze dell'ordine sono stati alcuni dirimpettai, che da ore sentivano il lamento di un neonato, poi trovato in stato di ipotermia. Per il pm non ci sono dubbi: si tratta di tentato omicidio aggravato. Ma il suo avvocato annuncia una battaglia legale affinché "si tenga conto delle numerose e delicate circostanze che l'avrebbero portata a compiere tale gesto".

Barbara ha una quarantina di anni ed al momento si trova ancora in ospedale, in uno "stato di salute ancora precario". Circa otto mesi fa ha incontrato un uomo di un'altra regione che le fa perdere la testa. I due si frequentano per un po' e durante uno dei loro incontri viene concepito il nascituro. Quando Barbara lo chiama e gli annuncia la "lieta novella" lui la prende male e decide di scappare: non ha intenzione di continuare questa storia. Presa dallo sconforto, Barbara decide così di nascondere la gravidanza alla sua famiglia. Per mesi il padre, un pensionato di circa 80 anni, e la sorella maggiore non si accorgono di nulla. Poi, in una notte qualunque di aprile, Barbara si sveglia per i forti dolori dovuti alle contrazioni. Silenziosa si dirige verso il bagno e con non poche difficoltà riesce a partorire. Da sola, come forse è sempre stata. Lo avvolge in una coperta, esce in balcone e lo lascia in quello vicino.

"La sua intenzione non era quella di disfarsene - spiega l'avvocato difensore Di Gerlando - altrimenti avrebbe potuto fare di peggio. Durante l'interrogatorio Barbara ha ammesso le proprie responsabilità, attribuendosi la maternità del neonato. Temendo il pericolo di fuga, il pm ha chiesto la misura cautelare della custodia in carcere. Ma a mio avviso senza ragioni: Barbara vive in uno stato di totale emarginazione. Non ha amici e la sua famiglia, o ciò che ne resta, non le è stata vicina. Anzi. Mi ha confidato che parte della responsabilità sarebbe da attribuire alla loro condotta". E infatti in ospedale, nel reparto di ginecologia, nessuno le avrebbe fatto visita. "Con quel gesto sperava che qualcuno si potesse prendere cura del neonato - spiega il collaboratore dell'avvocato, Francesco Palazzolo - perché con la pensione del padre forse non avrebbero potuto offrire una vita dignitosa al neonato".

Per il pm l'accusa è di tentato omicidio aggravato e quindi Barbara potrebbe rischiare una pena non inferiore ai 21 anni. Secondo l'avvocato difensore, però, si tratterebbe di un caso di "infanticidio (con una pena che va da 4 a 12 anni, ndr) per cui andrebbero inoltre considerate numerose attenuanti: il disagio psicofisico della donna, le difficili condizioni economiche familiari o il contesto generale in cui vivono". In questi giorni Barbara ha chiesto di essere accolta in una casa famiglia, in attesa della perizia psichiatrica che verrà richiesta dal suo legale. "Al momento del colloquio - aggiunge il collaboratore - l'abbiamo trovata in uno stato surreale. Mostrava un'apparente lucidità, ma lasciava chiaramente intendere di non essersi resa conto della gravità dell'accaduto".

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