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Mercoledì, 17 Aprile 2024
Cronaca

Auto pirata uccide venditore di rose a Milano, coinvolti "narco-boss" palermitani

La tragedia di Milano, in cui ha perso la vita un cingalese di 39 anni che era in sella alla sua bici: indagini orientate sulla famiglia Zacco. Riaffiora la storia di "Nino il bello"

Travolge e uccide un ciclista ma scappa senza fermarsi a prestare soccorso. Nell'incidente avvenuto nel Milanese, spunta il giallo del narco-boss palermitano. E' coinvolta la famiglia Zacco nella tragedia avvenuta poco prima della mezzanotte tra venerdì e sabato in cui ha perso la vita un cingalese di 39 anni, Saruanathan Rasarantam. Alle 20.44 di venerdì, all’altezza di Rosate,  come "raccontato" dalle fotografie postate sul profilo Facebook, su quell'auto c'era la figlia del boss della droga Carlo Zacco, di origini palermitane. Era lei al volante di quella macchina. Una Bmw che tre ore più tardi, a Cesano Boscone, ha travolto e ucciso l'immigrato cingalese che era in sella a una bici.

Il venditore ambulante di rose è stato investito dall'auto del pirata all'altezza del Quartiere Tessera a Cesano Boscone (Milano), in direzione Trezzano Sul Naviglio (Milano). A chiamare i soccorsi, alle 23.37, sono stati alcuni passanti. Medici e soccorritori del 118 nulla hanno potuto per salvare la vita del 39enne asiatico: trasportato in condizioni disperate all'ospedale San Carlo da un'ambulanza, è morto poco dopo per le gravi ferite riportate.

Il caso è finito subito in mano ai carabinieri che sul posto hanno fatto i rilievi per raccogliere ogni elemento utile per individuare l'auto pirata e il suo conducente. La bicicletta della vittima è stata ritrovata accartocciata a diversi metri di distanza. Chi guidava, dopo lo scontro ha lasciato quell’uomo agonizzante ed è scappato. Grazie a un lavoro incessante i carabinieri hanno scoperto l’"identità" della macchina pirata, presa in leasing da un 21enne italiano di Casorate Primo, un panettiere marito della ragazza. Rintracciato e accompagnato in caserma ha giurato di non essere lui alla guida e d’ignorare chi ci fosse. Arrestato per favoreggiamento, ha provato a sostenere che la macchina gli era stata rubata; presto smascherato dagli investigatori, s’è trincerato nel silenzio. "Ha paura di fare il nome e tradire il responsabile, mancando "di rispetto" a una famiglia potente - spiega il Corriere della Sera -. Probabile che al volante ci fosse la ragazza, la stessa che guidava prima. O forse c’era suo padre, il boss. I carabinieri non escludono nulla, nemmeno il diretto coinvolgimento di Zacco, il 45enne figlio di Antonino detto "Nino il bello"".

"Raccontare la storia degli Zacco - si legge sul Corriere - significa attraversare gli ultimi trent’anni di malavita a Milano. E significa parlare di droga. Anzitutto eroina. Antonino Zacco, 69 anni, palermitano, ha scontato una condanna per la "raffineria" di Alcamo, la più importante centrale di trasformazione dell’eroina di Cosa Nostra mai scoperta in Sicilia. Era il periodo in cui "Nino il bello" si guadagnava un altro soprannome: "il sommelier". A Milano - continua il CorSera - Zacco si è agganciato ai palermitani come il braccio destro Luigi Bonanno. Ma non è mai stato uno che si accontenta. Ha cercato di ampliare il potere. E all’inizio degli anni Novanta è finito nel blitz "Duomo connection", catturato dai carabinieri dopo una lunghissima latitanza. Proprio in quella indagine è emerso il legame con le famiglie calabresi: Antonio Papalia, Saverio Morabito e Ciccio Sergi. Con i clan di Corsico e Buccinasco, Zacco è stato condannato nell’inchiesta "Nord-Sud" anche per il sequestro di Evelina Cattaneo, rapita nel 1979: per lui 25 anni di cella. Uscito di recente, vive a Vermezzo. Lo stesso paese dove ha la residenza il figlio Carlo, che nel nome del padre si «occupa» di droga, sfruttando i suoi canali. Alleato dei calabresi, gli eredi del clan Barbaro-Papalia, Zacco junior ha vissuto un periodo di inaspettata fama mediatica nei primi anni Duemila. In carcere a Opera dopo una condanna a 25 anni per narcotraffico, grazie ai piedi buoni è diventato il capitano del Free Opera, la squadra di calcio che per la prima volta partecipa a un vero campionato. Scarcerato, è stato sottoposto alla sorveglianza speciale".

Venerdì il cingalese guidava una bicicletta lungo la Nuova Strada Vigevanese per raggiungere l’ennesimo ristorante. Dopo il terribile incidente la vettura aveva perso la targa. Grazie a questo dettaglio non da poco, i carabinieri hanno dato una svolta alle indagini, risalendo poi all’intestatario della Bmw. I familiari della vittima, che era in Italia con un regolare permesso di soggiorno, sono stati contattati dalle autorità e sono partiti dal paese asiatico per recuperare la salma del povero ambulante.

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