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Cronaca

Assenteisti alla Regione, in 7 lasciano i domiciliari e tornano già al lavoro

Da lunedì riprenderanno servizio all'assessorato Sanità di piazza Ziino. A distanza di due settimane dall'operazione della finanza - dopo gli interrogatori - il gip ha alleggerito la misura cautelare

Tornano al loro posto di lavoro sette degli undici dipendenti regionali arrestati due settimane fa dalla guardia di finanza per assenteismo. Dopo gli interrogatori, il gip del Tribunale di Palermo ha alleggerito per sette indagati la misura cautelare trasformando gli arresti domiciliari in obbligo di firma. Così, a partire da lunedì prossimo, sette dipendenti  dell'Assessorato alla Sanità di piazza Ziino, potranno tornare al loro posto di lavoro in attesa degli sviluppi dell'indagine a loro carico. Quattro di loro restano invece ai domiciliari.

Le indagini coordinate dalla Procura hanno accertato numerosi episodi di assenteismo ingiustificato: i dipendenti pubblici, in completa autonomia, gestivano i loro turni di servizio con presenze certificate tramite una stretta collaborazione tra loro. "Alla base del meccanismo - aveva spiegato il giorno degli arresti la guardia di finanza - lo scambio dei badge e l'utilizzo dei computer aziendali, che permettevano di attestare false presenze". Molti dipendenti  risultavano in servizio nonostante non si fossero recati al lavoro, altri arrivavano in ufficio con circa tre ore di ritardo per occuparsi di faccende private. Dalla la spesa al parrucchiere, fino alle  trasferte fuori città.

A finire sotto accusa sono stati 42 dipendenti dell'assessorato regionale in tutto, che a vario titolo, dovranno rispondere dei reati  di truffa aggravata, accesso abusivo al sistema informatico e false  attestazioni e certificazioni. Per undici di loro sono scattati gli  arresti domiciliari, altri undici sono stati sottoposti all'obbligo di firma, venti sono invece stati denunciati a piede libero. Come ha  spiegato Alessandro Coscarelli, comandante del Gruppo guardia di  finanza di Palermo, "42 impiegati su 200, hanno certificato con  estrema disinvoltura ore di lavoro mai rese, quattrocento per la  precisione. Abbiamo cominciato ad indagare dopo una segnalazione giunta al 117, riguardava l'assenza frequente di alcuni impiegati, in  particolare del marito di una donna. Poi le indagini sono riuscite a  ricostruire il fenomeno e le modalità con le quali i dipendenti  riuscivano, grazie ad una rete di complicità, a garantire la presenza  mentre si trovavano fuori per sbrigare faccende private. Nei casi più gravi il gip ha verificato la configurazione di tre delitti: falsa  attestazione della presenza in servizio, truffa aggravata a danno di  un ente pubblico, accesso abusivo al sistema informatico di un ufficio pubblico per i quali è prevista anche la reclusione".

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