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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Corpi smembrati e scene di cannibalismo: eritreo arrestato, trovate foto shock

Le immagini dell'orrore scovate dai magistrati sul cellulare dell'uomo arrestato dalla polizia palermitana con l'accusa di essere tra i trafficanti di esseri umani più pericolosi

E’ considerato uno dei trafficanti di essere umani più pericolosi, con contatti in mezza Europa. Sono raccapriccianti le immagini trovate dai magistrati di Palermo sul cellulare di Mered Yehdego Medhane, 35 anni, l'eritreo arrestato in Sudan ed estradato nelle scorse settimane in Italia. L'uomo era stato fermato dalla Squadra Mobile di Palermo e quella di Agrigento. Sul telefono sono state trovate fotografie con scene di cannibalismo, video che ritraggono profughi consegnati nel deserto ai loro aguzzini, in attesa di essere uccisi, e perfino istantanee con pezzi di corpi smembrati.

Per il pool che coordina l'inchiesta Yedhego avrebbe organizzato per anni il trasferimento di migliaia di profughi dall'Africa all'Italia, in cambio di milioni di dollari. Ma l'uomo sostiene che ci sia stato uno scambio di persona. Le indagini sono state coordinate dal procuratore di Palermo Francesco Lo Voi e dal pm Geri Ferrara, ed hanno portato alla emissione di 24 mandati di arresto nell'aprile del 2015. Il trentacinquenne eritreo era rimasto latitante, e poi raggiunto da un mandato di cattura internazionale. Quindi l'estradizione dal Sudan in Italia concessa dallo stato africano.

Le foto dell'orrore - insieme ai video - sono stati inseriti nella memoria depositata dai magistrati al gup. Sul telefonino sono stati trovati anche filmati scaricati da Youtube con migranti "presi in consegna nel deserto da alcuni trafficanti armati". E ci sono poi le dichiarazioni rese da un ex trafficante di esseri umani, collaboratore di giustizia, Weharabi Atta: "Lungo la strada del Sinai i migranti che non hanno avuto la possibilità di corrispondere le somme pattuite vengono sistematicamente uccisi dalle organizzazioni criminali dedite al traffico di uomini al fine di estrarne gli organi. (...). Alcune persone ce l’hanno soldi in casa (...) pagano a Palermo, pagano...". Atta continua: "Prima tagliano questo, tagliano questo, prendono queste cose (...) Tante persone sono morte, tante, tante, tante (...). I reni a 15 mila dollari vendono, 10-15 mila i reni questi. Gli egiziani prendono, gli egiziani tutti quelli fanno intervento, questo, tutti gli egiziani Sahara nel deserto".

La prova della transnazionalità dell'organizzazione sarebbe stata confermata dalle intercettazioni telefoniche sugli indagati, con rilevamenti tra la Libia, il Sudan, l'Etiopia, l'Eritrea e gli Emirati Arabi. Secondo i magistrati della Procura del capoluogo, l'eritreo portava avanti da anni una "incessante attività nell'organizzazione di viaggi via mare verso le coste siciliane, il coordinamento da lui eseguito personalmente con i trafficanti responsabili della 'rotta terrestre' africana, gli enormi profitti derivanti dalla sua attività criminale e le assolute condizioni di disprezzo della vita umana delle vittime del traffico". 

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