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Martedì, 23 Aprile 2024
Cronaca

Rapine in Emilia con base a Palermo: tra gli arrestati il figlio di un boss ucciso

A guidare la banda c'era proprio lui, Massimiliano Ingarao, figlio del capomafia freddato nel 2007 da un gruppo di sicari per volontà dei Lo Piccolo. Dopo il sopralluogo i basisti contattavano il "gruppo di fuoco" siciliano

Rapine in banca, dipendenti e clienti immobilizzati: sgominata la banda, sei arresti
La base in via del Chiù, a Bologna, il cuore nel centro di Palermo. Questa in sintesi  la struttura della 'banda delle fascette', un gruppo di sei persone, che nei mesi scorsi avrebbe portato a segno diverse rapine di banche lungo la via Emilia. A guidarla c'era Massimiliano Ingarao Jari, figlio del noto boss di Porta Nuova, Nicola, freddato dai sicari in una stradina della Noce nel 2007 per volere dei Lo Piccolo. Altri cinque i palermitani destinatari dell'ordine di custodia cautelare emesso dal gip su disposizione del pm, con accuse che a vario titolo vanno dalla rapina aggravata al sequestro di persona. 

Due i 'basisti' del gruppo, domiciliati a Bologna in via del Chiù. Salvatore e Antonio Marino, fratelli di 47 e 49 anni, si occupavano di individuare di volta in volta gli obiettivi e richiamare dalla Sicilia i membri che avrebbero materialmente realizzato il colpo. Su richiesta, quindi, ‘saliva’ a Bologna il gruppo di fuoco: un traghetto fino a Napoli e poi in treno fino a Bologna. Le trasferte duravano in tutto tre giorni e poi, dopo essersi divisi la refurtiva, il gruppo ritornava in Sicilia.

Bologna, le foto dei palermitani arrestati

Quattro i colpi messi a segno da maggio a ottobre, tutti effettuati a ridosso della dorsale emiliana, tra Bologna e Imola. In tutto le rapine hanno fruttato alla banda circa 284 mila euro. Tutto però è finito nell’ottobre scorso, quando gli uomini e le donne della sezione Reati contro il patrimonio della Squadra Mobile di Bologna, coordinati da Elena Ceria, hanno fermato Angelo Oliveri (28 anni), Fabio Machì (31 anni) e Salvatore Marino. I tre stavano erano sul punto di rapinare il Credito Cooperativo Romagna in via Scania, a Castel San Pietro Terme. 

Nella autovettura dalla quale stavano uscendo, una Mercedes classe A noleggiata per l'occasione, sono state trovate le fascette con cui i delinquenti legavano clienti e dipendenti degli istituti di credito, oltre che al cutter che uno degli uomini usava per minacciare chi doveva aprire la cassaforte temporizzata.

La dinamica, spiega il capo della Mobile Luca Armeni, era la seguente: un membro della banda, solitamente il 28enne Angelo Oliveri, entrava nella banca a volto scoperto con un cutter, invisibile ai metal detector. Un complice faceva ingresso successivamente per guardare le spalle al primo, mentre il terzo aspettava in auto fuori dell’edificio e con il motore acceso.

Non sempre andava bene: in un caso un cliente della banca, entrato a rapina in corso, aveva mandato a monte tutto. "Se stavamo tre minuti in più ci portavamo 120 mila euro", si sfogano due componenti della banda. E proprio grazie ai colloqui tra malavitosi, intercettati dagli investigatori durante gli appostamenti, si è riusciti a evitare l’ultima rapina.

Dei sei arresti compiuti questa mattina, solo due sono stati effettuati in città mentre gli indagati erano a piede libero, e sono stati compiuti nel ‘covo’ di via del Chiù. In manette nel carcere Dozza sono finiti Antonio Marino, uno dei ‘basisti’ , e Massimiliano Ingarao Jari, 23enne figlio dell'ex capo mandamento di Porta Nuova (Fonte: BolognaToday)

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