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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca Termini Imerese

Vittime sequestrate, minacciate con la mannaia e rapinate: sgominata una banda

L'operazione di polizia "Linea d’addio" ha portato all'arresto di 9 soggetti, tra i quali 4 del Palermitano. Tra indagini e intercettazioni gli investigatori sono arrivati a loro, attribuendogli il violento colpo ai danni di una coppia

Sgominata la banda siculo-romena che lo scorso ottobre sequestrò, minacciò con le mannaie e rapinò una coppia nel Messinese. Coinvolti nell’inchiesta tre uomini di Termini Imerese e uno di Campofelice di Roccella. La polizia ha arrestato nove soggetti eseguendo eseguendo la misura cautelare emessa dal gip Andrea La Spada su richiesta del procuratore Giorgia Orlando. Cinque sono gli esponenti finiti in carcere: si tratta di Robert Costantin Aioani (22 anni, nato in Romania), Iulian Georgian Hatos (23 anni, nato in Romania), Antonino La Bua (28 anni, di Termini Imerese), Gianluca Terrana (31enne, di Termini Imerese, ritenuto il capo della banda) e un minorenne di nazionalità romena e indicato dai complici come "Spiderman" per la sua agilità. Due le persone sottoposte agli arresti domiciliari: Giuseppe Augetto (30 anni, di Termini Imerese) e Francesco Lamia (29 anni, di Termini Imerese). Due le persone sottoposte all'obbligo di dimora in quanto considerati i "basisti": Franco Galati Rando (48 anni, residente a Tortorici) e Angelo Incardona (40 anni, di Campofelice di Roccella).

operazione linea addio 2-2Sarebbero loro i gli autori del piano criminale risalente allo scorso ottobre, quando i nove malviventi si sono trasformati nell’incubo di una coppia di orlandini, in vacanza nella loro casa di campagna tra Ucria e Floresta, nel Messinese. Incappucciati e armati di coltello e mannaia hanno sorpreso nel sonno marito e moglie, derubandoli di tutto ciò che di valore possedevano in casa, compresi i gioielli che portavano addosso. Si sono poi fatti consegnare le chiavi di casa dell'abitazione di Capo d'Orlando, estorcendo loro i dettagli necessari per trovare e aprire la cassaforte. E mentre una parte della banda raggiungeva Capo d'Orlando e svuotava il secondo appartamento, i "compari" tenevano le vittime sequestrate nella loro stessa abitazione. Se ne sono andati solo dopo lunghe ore di terrore, portando via telefonini e persino l'auto di famiglia. L'allarme è scattato quando i due malcapitati, ancora sotto shock, sono riusciti a raggiungere il centro di Ucria. Immediatamente sono scattate le indagini della polizia, coordinata dalla Procura della Repubblica di Patti. Gli investigatori sono partiti dal traffico veicolare su strade ed autostrade e dall'analisi delle immagini di decine di sistemi di videosorveglianza.

Poi si è passati allo studio del traffico telefonico relativo alla notte del delitto e alle celle dei gestori telefonici sul territorio di decine di comuni, fino ad arrivare all'intercettazione delle conversazioni registrate su alcune utenze sospette. I primi riscontri hanno permesso di concentrarsi sulla figura del basista, identificato in un noto pregiudicato tortoriciano e sull'ipotesi investigativa che la rapina di Ucria rientrasse in una serie di episodi criminali della stessa specie e imputabili a una cerchia di professionisti del crimine. I fatti di Ucria riconducevano infatti ad una banda costituita da uomini del Palermitano e cittadini rumeni, operante nella provincia del capoluogo siciliano ma abituata a colpire anche le zone limitrofe. Per farlo si avvalevano di una rete di fonti che selezionavano gli obiettivi sul territorio e mettevano a disposizione dei complici le informazioni utili a fronte di una quota del bottino. Attività dissimulate, nelle conversazioni captate col ricorso a metafore calcistiche: "Belle partite da giocare", "Un intero campionato bellissimo", che, nei concitati momenti dell'esecuzione materiale dei colpi, venivano sostituite da una sorta di gergo militare: "Operazione Linea d'Addio è incominciata, già è aperta!"; Stiamo iniziando l'intervento, già l'hanno cominciato ad aprire, già è a posto, aperta!".

Un gruppo pericoloso, perfettamente organizzato e responsabile di altri furti in abitazioni, perlopiù ville isolate, tentati o consumati, tra i quali quello avvenuto nella prima mattinata del 14 novembre 2016 a Sant'Agata Militello. In quella circostanza, peraltro, alcuni componenti della banda vennero sorpresi dai sistemi di allarme e dal successivo intervento della polizia, trovandosi costretti a fuggire e a nascondersi in casolari di campagna prima di essere recuperati da complici arrivati appositamente da Palermo con un borsone di abiti "puliti". Tra le conversazioni intercettate dagli investigatori, alcune indicavano l'intento dei componenti della banda (in particolare un romeno) di reperire tute bianche del tipo da imbianchino nonché parrucche e maschere da clown, destinate esplicitamente a essere indossate durante i colpi. Indicative alcune immagini trovate sui profili Facebook degli indagati in concomitanza con le stesse conversazioni telefoniche. Durante le perquisizioni domiciliari effettuate stamani dai poliziotti sono state trovate una pistola calibro 6,35, due pistole giocattolo e la somma di 3.000 euro. All'operazione hanno partecipato i poliziotti del commissariato di pubblica sicurezza di Patti, i colleghi delle Squadre Mobili di Messina e Palermo e dei commissariati di Capo d’Orlando, Termini Imerese e Partinico.

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