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Cronaca Zen

Nutella e i compagni di merende, esercito di pusher allo Zen: "La droga per campare i figli"

Intercettazioni e altri retroscena del blitz che ha portato all'arresto di 24 persone. Il ruolo di Salvatore Catanzaro, che nel tempo ha cercato di ritagliarsi un posto al vertice, e quel curioso nomignolo

Cilindri magnetici attaccati alle ringhiere o riposti sopra qualche architrave per nascondere la droga, pusher in bicicletta a fare avanti e indietro per prendere i soldi dai clienti e consegnare le “dosi”. E ancora liti e gelosie per la gestione della piazza, stupefacente di cattiva qualità da cambiare e appunti scritti su foglietti e quaderni. Tutti episodi intervallati dai controlli delle forze dell’ordine e da qualche arresto. Questo è ciò che è emerso dalle intercettazioni dei carabinieri nell’ambito dell’operazione Teseo, che ha permesso di arrestare 24 soggetti e smantellare una delle bande dello Zen 2 impegnata a riempire di droga la città (IL VIDEO DELL'OPERAZIONE). A gestire il business Antonino Mazza, Massimiliano Zarcone (la cui moglie Elena Billeci aveva il ruolo di contabile) e Salvatore Bonura.

Il “triumvirato” si è avvalso per lungo tempo di un piccolo esercito di spacciatori, pagati da 50 a 80 euro per un turno di otto ore. “Picciotti, mettetevi fuori. Picciotti, mettevi fuori”, diceva loro un altro componente della banda pretendendo che si piazzassero in punti ben visibili. Tra questi c’era Salvatore Catanzaro, nell’ambiente conosciuto come “Nutella”, che nel tempo ha cercato di ritagliarsi un posto al vertice. Lo dimostra un’accesa discussione fatta tra i padiglioni dello Zen con un altro giovane pusher, nata per un errore sul conto delle dosi affidate. “Voli fari tuttu u malandrino. No, erano sette!”. Un trattamento che ha fatto arrabbiare Paolo Puleo, ormai convinto che Catanzaro voglia estrometterlo dal giro: “Pezzi i cuinnutu e sbirru e tradituri”. “Tuttu ‘mpazzutu! Asinnò u pigghiati e u levati i travagghiari”, urla Nutella alla Billeci.

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Tra i soldati in strada c’è anche Gabriele Mazza, figlio di uno dei capi della banda, che dopo essere stato arrestato ed essere tornato in libertà, era tornato a reclamare il suo spazio. Anche perché “campare un figlio” senza i soldi dello spaccio sarebbe stato per lui impossibile. “Io ti stavo mettendo a posto del Nutella. Tua madre non vuole! Tua suocera non vuole!”, gli dice suo padre. “E mia madre me li dà cento euro a settimana?”, replica arrabbiato il figlio. “Quando ti hanno arrestato, tua moglie - spiega ancora Antonino Mazza - faceva la pazza. Io di più che ogni volta che faccio un conto, prendo cento euro e te li do”. Ma il giovane non ci sta: “Ou, non ci posso campare! Solo centodieci euro se li fotte a settimana mio figlio”. Di questa vicenda ne parlano anche suo padre e Antonino Zarcone: “Appena trovano la minima fesseria se lo portano (in carcere, ndr)”. “Tu lo capisci - gli risponde Mazza senior - che mia moglie si prende la pillola del cuore per colpa sua?”.

Droga, blitz allo Zen - le foto

Spacciavano a tutte le ore, rispondendo puntualmente a tutti i clienti che sfilavano tra via Pensabene e via Nedo Nadi, vendendo cocaina e marijuana a pochi passi dalla scuola elementare Falcone. Per tutti i componenti della banda questa era l’unica attività alla quale dedicarsi anima e corpo, sfidando la sorte con le forze dell’ordine che però erano già sulle loro tracce. Dopo l’arresto di Moceo, infatti, uno dei pusher si mette a ricercare la droga che il suo collega aveva nascosto e che la polizia non aveva trovato: “Ogni volta trovano sempre i cuosi….sempre i cuosi. U canciellu finiu!”, commenta a ridosso di uno dei box utilizzati come “deposito”. L’episodio ha fatto sospettare ai Mazza che ci fosse una talpa: “Minchia chiamata! Proprio il vizio non se lo vogliono togliere!”. Ma il timore è che possa finire anche peggio: “Ora dobbiamo sperare che non si fa sbirro ora..galera..”. “Tu si cusumatu!”, ride Massimiliano Zarcone.

VIDEO: "NON EMERGONO CONTATTI CON LA MAFIA"

Ma Moceo poco dopo venne scarcerato, per un problema che sarebbe stato legato alla trascrizione di una condanna precedente: “L’altro ieri, quando l’avvocato mi disse: ‘preparati i ruobbi, non me sono andato al tribunale con il borsone? Se già c’era il processo fatto, a quest’ora sarei già al Pagliarelli”. “Fussi cu 'Milliliri' a giocare a carte”, dice il suo interlocutore ridendo. Poi racconta dei consigli ricevuti dalla madre di Antonino Zarcone: “Tu non devi lavorare più, stavolta - dice - buttano vero le chiavi. E che ci posso fare? Mi metto di nuovo a rubare macchine come prima! E ti arrestano di nuovo! E che devo fare?! Devo campare!”. In un’altra occasione, dopo alcuni arresti e sequestri, sono Mazza e Zarcone a commentare le prospettive future: “Che vuoi fare Ma’, ci dobbiamo arrendere”, afferma quasi rassegnato il primo. “Ci dobbiamo arrendere? No, la minchia, e come campiamo?”, risponde il secondo che poi aggiunge: “Ma poi sti figghi i pulla viennu sempre! E hanno a truvari sempri cuosi!”. “Di tutte le piazze solo noialtri ci stiamo sopra la minchia!". "Manco si ni puirtassimu miliuna”, gli risponde l'altro.

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Tra mezzini e ventini (le dosi chiamate in base al loro costo) l’organizzazione riusciva a tirare su circa 2.500 euro al giorno. Per farlo sfruttavano anche il lavoro di un diciassettenne tunisino, che prendeva i soldi dai clienti ed effettuava il passaggio delle dosi. Ma lui, come aveva minacciato di fare Gabriele Mazza, lavorava anche con Khemais Lausgi, conosciuto nella zona come Gabriele Alì. Era lui un altro dei “big” dello spaccio allo Zen al quale, però, la guardia di finanza ha sequestrato due appartamenti, una villa a Carini e altro ancora per un valore complessivo di circa 600 mila euro. I dialoghi dei vari spacciatori, sebbene non utilizzassero cellulari per paura di essere intercettati, sono stati registrati dalle microspie dei carabinieri. "Talè come parla nella mia macchina stu curnutu. Nutè tu pure gli dai corda. La mia macchina - dice Elena Billeci rivolgendosi anche al figlio Antonino - è entrata dentro la caserma".

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