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Cronaca

Droga, armi e intimidazioni in salsa siciliana: i soldi "sporchi" venivano riciclati in ristoranti

Ecco alcuni retroscena dell'operazione "Meltemi" della guardia di finanza e della Kriminalpolizeidirektion. A capo dell'organizzazione un palermitano, Placido Anello, che nel 2007 è andato a cercare fortuna in Germania. Sotto sequestro anche una lussuosa villa in zona Boccadifalco

Una proficua attività di import-export legata al traffico di droga e armi legava l’Italia e la Germania, dove alcuni tra palermitani e calabresi si erano trasferiti e avevano avviato - secondo gli investigatori utilizzando soldi “sporchi” - alcuni esercizi commerciali per potere riciclare il denaro. L’operazione “Meltemi” condotta dal Gico della guardia di finanza e dalla Kriminalpolizeidirektion di Rottweil ha portato all’esecuzione di 20 misure cautelari e al sequestro di lanciarazzi, pistole, stupefacenti, auto e ville di lusso. Tra queste ce n’era anche una in zona Boccadifalco: apparteneva a Placido Anello (nella foto in basso insieme all'ex capitano rosanero Fabrizio Miccoli), il palermitano che sarebbe stato a capo dell’organizzazione. “La moglie - spiega il procuratore Maurizio Agnello - ha dovuto consegnare ai militari 45 mila euro in banconote da 500 custodite all’interno di una cassaforte, a conferma di quanto accertato durante le indagini”.

VIDEO: SEQUESTRATE ARMI, DROGA E VILLE DI LUSSO

“La collaborazione investigativa tra le due forze di polizia - spiega il tenente Giuseppe Campobasso, del Gico della guardia di finanza - è nata dopo la segnalazione della Dea (la sezione antidroga americana ndr) per un carico partito dalla Turchia”. Per comunicare hanno anche aperto gruppo su Whatsapp. A metà  del giugno scorso è stato fermato al porto di Palermo il 47enne Massimiliano Bellavia, trovato in possesso di una Smith & Wesson 357 Magnum e di numerose munizioni. Sembrerebbe che l’arma fosse diretta a un soggetto vicino alla famiglia mafiosa di Passo di Rigano, ma oltre a questo dettaglio non sarebbero emersi collegamenti con Cosa nostra. Così è cominciato lo scambio di informazioni e spunti investigativi tra Italia e Germania che ha permesso di chiudere il cerchio su alcuni soggetti attivi nel campo degli stupefacenti. Uno dopo l’altro sono stati ricollegati alcuni episodi criminali non strettamente legati allo spaccio.

Armi e droga tra Germania e Italia, 20 arresti

“A Hüfingen, grazie a un’intercettazione ambientale sull’auto di Nicolò Maimone Mancarello, si è fatta luce  - ha spiegato il comandante Francesco Mazzotta - sui colpi di pistola esplosi contro un esercente italiano in Germania, ‘colpevole’ di aver negato all’organizzazione l’installazione di alcune macchinette nel suo negozio”. Il principale punto di riferimento criminale era proprio il palermitano Anello, arrivato in Germania nel 2007 e ufficialmente nullatenente ma che presto avrebbe avuto interessi nel settore della ristorazione nella città di Villingen. Tra arresti e sequestri di droga, come la cocaina proveniente da Rotterdam e la marijuana che era prerogativa di un gruppo di albanesi, la finanza e la polizia tedesca hanno messo insieme le tessere del puzzle, attribuendo il traffico di stupefacenti ad alcuni italiani residenti in Germania.

Placido Anello con Miccoli-2Così è scattato il blitz che ha visto l’impiego di trecento agenti della “Polizei”, nonché di un ufficiale e di quattro finanzieri del Gico che hanno sequestrato oltre 60 mila euro, due pistole (una semiautomatica e un revolver), due lanciarazzi, diverse armi da taglio, una piantagione indoor di cannabis indica e 12,5 chili di marijuana, oltre a sei autovetture, due terreni e merci del valore di oltre 145 mila euro. Le forze dell’ordine italiane, che hanno lavorato sotto il coordinamento le procure di Palermo e Costanza (Germania), hanno accertato la sperequazione fra i redditi leciti del nucleo familiare di Anello e la sua reale ricchezza, “riciclata - spiegano dalla finanza - grazie ad alcuni asset finanziari ed economici”.Tra i palermitani arrestati, oltre a Placido Anello, ci sono anche Felice Formisano, Benito Amodeo e un quarto palermitano che è riuscito momentaneamente a rendersi irreperibile. 

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