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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

I briefing al bar prima degli "assalti militari": i segreti del commando delle sigarette

I retroscena emersi nelle pieghe dell'operazione che ha azzerato la "banda delle bionde". Agguati ben pianificati: il gruppo criminale entrava in azione spesso con mezzi rubati. Autisti imbavagliati e sequestrati

Tutto è partito da un tentativo di rapina che risale a fine settembre 2016 in via Pirandello. Poi le indagini dei carabinieri e la valanga di arresti, arrivati 15 mesi dopo grazie ad appostamenti, intercettazioni e pedinamenti. E' quanto emerso nelle pieghe dell'operazione Commando che oggi è servito ad azzerare la "banda delle bionde". Tredici in tutto le persone arrestate: i carabinieri della compagnia San Lorenzo hanno fatto luce sul gruppo di rapinatori specializzato negli assalti ai furgoni carichi di sigarette. Le investigazioni hanno preso una svolta a dicembre dello scorso anno, con il fermo del 28enne Alvaro Fabio Algeri, responsabile del colpo messo a segno nella zona di Misilmeri e che fruttò un bottino da 30 mila euro.

"Una talpa li informava sui carichi..." | Video

Nel mirino i furgoni che dalla società Cdt (Centro Distribuzione Tabacchi srl), venivano incaricati di trasportare tabacchi lavorati nelle rivendite di Palermo e provincia. Nel corso dell’indagine, sviluppata attraverso indagini tecniche e tradizionali, sono state ricostruite numerose rapine - alcune consumate, altre solo tentate - e delineato il profilo della banda. Assalti ben pianificati: il gruppo criminale entrava in azione spesso con mezzi rubati, mentre il furgone che poi veniva utilizzato per il trasbordo era intestato a una persona vicina al commando. Tra i protagonisti dei blitz c'erano anche alcuni rapinatori già in passato coinvolti in episodi simili. Tra questi colui è stato considerato il capo della banda, il 46enne della Zisa Cesare Unniemi, e il suo braccio destro Alessandro Cannizzaro (36 anni). Per gli assalti si affidavano a un "gruppo di fuoco" composto da giovani del quartiere Brancaccio.

Rapine ai furgoni di sigarette - gli arrestati

"Ogni episodio - ricostruiscono i carabinieri - era preceduto da una fase preparatoria (con la programmazione della strategia che richiedeva continue comunicazioni per i rapinatori e i loro complici) che si svolgeva in tre bar della città nelle zone Brancaccio, Baida e Altarello, dal riepilogo della ripartizione di ruoli e competenze, nonché dalla definizione dei tempi e delle modalità d’intervento". C'era chi si occupava di trovare e guidare le auto (rubate) per bloccare la marcia dei furgoni carichi di sigarette, per poi portarli nelle zone scelte per svuotare e caricare la merce con l'aiuto di altri gregari. C'era chi invece studiava il livello di rischio dell’operazione regolandosi in base al potenziale bottino in gioco. Ma per muoversi volevano essere certi di trovare merce per almeno 70-80 mila euro.

Inseguimenti e riprese aeree dei carabinieri | Video

Gli incontri tra i componenti della banda avvenivano sempre nelle prime ore del mattino. E quando arrivava il via libera definitivo venivano attivati i meccanismi già rodati nelle fasi "preliminari". I rapinatori si dividevano in diverse auto (c'era chi si spostava in scooter) mentre un furgone chiudeva la "carovana". Poi l'assalto "militare": il camion del Centro Distribuzione Tabacchi inizialmente scortato, veniva seguito in attesa che, dopo un certo numero di consegne alle rivendite, gli autotrasportatori restassero senza scorta. A quel punto i rapinatori (con un'auto rubata) tagliavano la strada al furgone. "Nonosstante sembrerebbe che non abbiano mai utilizzato pistole o altre armi da fuoco - spiega il capitano Andrea Senes, il capitano della compagnia di San Lorenzo - ma l'esecuzione del piano assumeva contorni militareschi. Seguivano il carico, si appostavano, attendevano il momento migliore e poi agivano con precisione, sequestrando gli autotrasportatori e tenendoli in ostaggio sino al completamento delle operazioni".

Le intercettazioni: "A picca facevamu bingu | Video

Un assalto che veniva messo a segno sempre da tre persone: una di loro saliva a bordo del tir e minacciando l’autista lo obbligava a seguire l’altra auto, nella quale, nel frattempo, era stato sequestrato l’altro fattorino. I due mezzi raggiungevano, così, il furgone della banda, parcheggiato in un luogo defilato per permettere il trasferimento della merce lontano da occhi indiscreti. Terminata l’operazione, l’intero carico veniva trasportato in un'altra zona dove le confezioni di sigarette venivano scaricate e nascoste, per poi essere, evidentemente, piazzate ad uno o più ricettatori, con conseguente congruo profitto per la banda delle bionde.

Al vertice dell’organizzazione c'erano Cesare Unniemi e Alessandro Cannizzaro. Prendevano le decisioni finale e per tutti rappresentavano il punto di riferimento. I due, dopo aver terminato i summit della banda restavano defilati e, nonostante seguissero da vicino l’evoluzione dei fatti, non partecipavano direttamente all’agguato, né alle procedure di scarico e di "travaso" della merce. Comandavano invece agli aspetti organizzativi dell’attività criminale.

intercettazioni arresti commando rapine furgoni-2

Non era un gruppo spregiudicato. Anzi, agiva sempre con cautela per evitare "sorprese". "La banda - spiegano i carabinieri - decideva di non consumare la rapina quando notava che l’istituto di vigilanza continuava a scortare ad oltranza il furgone che trasportava sigarette, o quando si accorgeva di presenze sospette, temendo che i tir fossero protetti da forze dell'ordine in borghese". Le attività d'indagine però proseguono per chiarire i contorni del fenomeno e l'eventuale esistenza di basisti o tabaccai conniventi, disposti magari ad acquistare la refurtiva a metà prezzo (sulla quale era comunque presente l'etichetta dei Monopoli di Stato) e a rivenderla tramite canale ufficiale, sui quali si registra un ricavo lordo pari al 10%.

"L’operazione di oggi - spiega il comandante Antonio Di Stasio - conferma l’importanza di un costante controllo del territorio da parte delle forze dell’ordine, accuratamente pianificato e coordinato in Prefettura, ed evidenzia come la vocazione territoriale dell’Arma dei Carabinieri attraverso le sue 100 Stazioni nella sola Provincia di Palermo costituisca, dal centro alla periferia, un insostituibile presidio di legalità ben inserito nel tessuto sociale e pronto a recepire le esigenze del cittadino.  Ancora una volta la sinergica collaborazione tra la magistratura, cui rinnovo il mio grazie per l’impegno e lo sforzo profusi, e i carabinieri ai quali rivolgo il mio apprezzamento per la dedizione e il coraggio dimostrati ha dato i suoi frutti a beneficio della cittadinanza che invito a continuare in questo comune e difficile, ma doveroso, percorso di affermazione della legalità in questa meravigliosa città".

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