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Cronaca

Niente mafia nei cantieri e appalti "blindati": intesa Prefettura-Autorità portuale

Lo scopo è incrementare le misure di prevenzione nell'ambito delle commesse di lavori, servizi e forniture dell'Autorità. Attesi investimenti per 250 milioni. Il prefetto: "Rafforziamo collaborazione". Monti: "Agiamo con trasparenza e nella legalità"

Salvaguardare appalti e investimenti dall'interferenza della mafia. E' lo scopo dell'accordo siglato dalla prefettura e dall'Autorità di sistema portuale del mare di Sicilia occidentale. A firmare il patto, il prefetto Antonella De Miro e il presidente dell'Autorità Pasqualino Monti.

II prefetto ha evidenziato come il protocollo "si ponga in linea di continuità con un rapporto di collaborazione che già da tempo intercorre con l'autorità portuale sul tema della prevenzione amministrativa antimafia, nella materia delle concessioni su aree demaniali ed autorizzazioni alle imprese portuali, che ha già portato all'adozione di tre interdittive antimafia nei confronti di società ritenute riconducibili a Cosa nostra". 

"Diventa oltremodo importante - ha detto Antonella De Miro - rafforzare tale collaborazione con riferimento anche a lavori, forniture e servizi, al fine di blindare in sicurezza gli interventi che l'Autorità portuale ha in programma nei quattro porti che ricadono nella sua giurisdizione, per una cifra complessiva di oltre 250 milioni di euro di cui circa 60 milioni immediatamente disponibili. L'autorità portuale ha segnalato che il porto di Palermo come anche gli altri porti ricadenti nella giurisdizione di competenza, e cioè Termini Imerese, Trapani e Porto Empedocle, saranno interessati da interventi strutturali a valere su risorse pubbliche per importi complessivamente molto ingenti, che potrebbero costituire oggetto di attenzione speculativa da parte della mafia. Un pericolo paventato ove anche si consideri che nei passato, come giudizialmente accertato, attività esercitatesi nei porto di Palermo sono state sotto il controllo diretto delle diverse famiglie di cosa nostra".

"Il nostro lavoro, quello per cui ci impegniamo ogni giorno, è riqualificare, promuovere i traffici, fare crescere i nostri scali e costruire infrastrutture - ha aggiunto Monti -. Ma una cosi complessa e massiccia operazione, e tutto ciò che le ruota intorno, vede notevoli flussi di denaro muovere dalle casse dell'Autorità. Ritengo dunque prioritaria, prima di qualsiasi intervento, la sottoscrizione di questo protocollo per garantire una via preferenziale per la legalità e la trasparenza e sottolineare l'attenzione da porre quando si utilizzano risorse pubbliche. Sono dell'avviso che non ci si possa arrendere di fronte al malaffare non realizzando, fermandosi. Al contrario, vincere la sfida significa realizzare, fare. Ma nel pieno della trasparenza e della legalità".

Cosa prevede l'intesa

L'Autorità si impegna a chiedere le informazioni antimafia per la stipula di tutti i contratti di importo superiore a 200.000 euro e per l'autorizzazione di tutti i subcontratti di filiera indipendentemente dalla soglia di valore, innalzando cosi la soglia indicata nella norma a tutela dei contratti pubblici per la richiesta delle informazioni antimafia in 5.548.000 per gli appalti di lavori e in 221.000 quella per gli appalti pubblici di forniture e servizi (con richiamo al regolamento comunitario per l'applicazione della normativa in materia di aggiudicazione degli appalti pubblici di lavori forniture e servizi). 150.000 e invece il limite di valore al di sotto del quale la legislazione non prevede la richiesta di documentazione antimafia.

L'Autorità si impegna poi, in accordo con il soggetto appaltatore, a rendere disponibile, entro il termine di 60 giorni dalla stipula, sulla base dei dati acquisiti dall'appaltatore e dagli aventi causa, una banca dati web relativa alle imprese della filiera che, a qualunque titolo, partecipano all'esecuzione dei lavori e che verrà popolata, segnatamente, dall'appaltatore o dagli aventi causa ai quali viene conferito tale obbligo.

Previsto l'obbligo di segnalare "tentativi di concussione e induzione a ricevere favori e regali" nonché l'obbligo "della risoluzione del contratto in caso di provvedimenti giudiziari a carico degli amministratori, dirigenti e soci dell'impresa, salve le ipotesi in cui l'Anac preveda altre forme di cautela".

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