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Cronaca

Anziani picchiati e umiliati nella casa di riposo, restano in carcere le sei indagate

Il gip Fabio Pilato ha respinto le istanze di alcuni avvocati che avevano chiesto i domiciliari per le loro assistite. Secondo la Procura, nell'ospizio "Bell'Aurora" di via Emerico Amari i degenti sarebbero stati sottoposti a continui maltrattamenti e vessazioni. Tre delle arrestate hanno confessato

Restano tutte in carcere le sei donne arrestate giovedì scorso nell’ambito dell’inchiesta sui presunti maltrattamenti all’interno della casa di riposo “Bell’Aurora” di via Emerico Amari. Il gip Fabio Pilato ha infatti rigettato le richieste di sostituzione delle misure cautelari avanzate da alcuni dei difensori delle indagate dopo gli interrogatori di garanzia, che si sono svolti sabato.

Regge dunque ad un primo vaglio il quadro accusatorio del procuratore aggiunto Sergio Demontis e del sostituto Anna Battaglia, che hanno coordinato l’inchiesta “Riposi amari” della guardia di finanza. Le contestazioni non sono solo quelle di maltrattamenti aggravati in danno degli anziani ospiti della struttura, ma anche – a vario titolo – di bancarotta fraudolenta, riciclaggio ed autoriciclaggio in relazione alle vicende societarie dell’azienda.

Restano dunque in cella Maria Cristina Catalano, titolare di fatto dell’ospizio, difesa dall’avvocato Maurizio Piazza, che aveva confessato, spiegando al giudice che non si sarebbe resa conto dei suoi gesti perché in una fase difficile e “di forte stress”, ma anche Antonina Di Liberto e Rosaria Florio, assistite dall’avvocato Maria Rosa Salemi. Pure loro hanno ammesso le loro responsabilità davanti al giudice, scusandosi anche, e chiarendo a loro volta di trovarsi in un momento difficile. Confermata la reclusione in cella anche per Valeria La Barbera (assistita dagli avvocati Manuela Fazio ed Emilio Tripodi), Vincenza Bruno (difesa dall’avvocato Tiziana Staropoli) e Anna Monti (assistita dall’avvocato Giovanni Aurilio). Le ultime due si erano avvalse della facoltà di non rispondere alle domande del gip.

Nella casa di riposo, come hanno ricostruito i finanzieri guidati dal colonnello Gianluca Angelini, agli anziani sarebbe stato riservato un trattamento degno di un lager, con botte, insulti e umiliazioni. Per due mesi gli investigatori hanno registrato quanto sarebbe accaduto nella struttura, immortalando scene agghiaccianti e “raccapriccianti”, per usare le loro stesse parole. I degenti sarebbero stati vittime della “crudeltà” e della “indole spietata” delle indagate. Tanto che una delle anziane avrebbe tentato di lanciarsi da un balcone per sottrarsi alla vessazioni.

La Procura ha anche aperto un fascicolo parallelo per omicidio colposo in relazione alla morte di un’altra degente, Angela Mazzola Taormina, suocera del collaboratore di giustizia Gaspare Spatuzza, deceduta a Villa Sofia il 15 marzo. L’ipotesi è che alla donna non sarebbero state prestate cure adeguate nella casa di riposo e che dopo un malore non sarebbero stati chiamati i medici. 
 

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