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Giovedì, 18 Aprile 2024
Cronaca

Ucciso mentre tentò di bloccare una strage: medaglia al valor militare ad Antonino Civinini

Alle 21.30 del 15 giugno del 1987, tre colpi di pistola risuonarono in piazza Municipio, a Vibo Valentia. A sparare un pregiudicato che, armato e ubriaco, a bordo di una moto ape stava seminando il panico tra la folla

Il 15 giugno del 1987 Antonino Civinini fu ucciso a Vibo Valentia dove prestava servizio come carabiniere. Aveva solo 28 anni. Quel giorno si votava per rinnovare il Parlamento della Repubblica. C'era caldo e i cittadini della città calabrese si erano riversati in piazza Municipio per godersi il fresco della sera. Alle 21 e 30 tre colpi di pistola risuonarono in mezzo alla gente. Mentre tutti fuggivano terrorizzati, due corpi insanguinati rimasero per terra. Uno era quello di Civinini. L'altro quello del giovanissimo collega Cataldo Di Bari, 21 anni, ferito ad una gamba, sopravvissuto. La loro colpa: essere intervenuti tentando di bloccare un pregiudicato di un paese vicino che, armato e ubriaco, a bordo di una moto ape stava seminando il panico tra la folla.

Antonino Civinini era un parà del “Tuscania”. Appena tornato dal Libano, aveva chiesto e ottenuto di avvicinarsi a casa per essere più vicino ai suoi anziani genitori che vivevano a Palermo. "Aveva portato con sé la sua freschezza, il suo entusiasmo e la sua preparazione maturata in tante missioni in zona di guerra. Infaticabile, indistruttibile, sempre pronto e sempre primo nei momenti più difficili", così lo ricordano i colleghi. "Avendolo conosciuto assai bene, sono certo che quella sera di trenta anni fa Antonino Civinini non ha esitato neanche un istante - racconta colonnello Francesco Ferace -. Era stanco, eravamo tutti provati duramente dai due giorni ininterrotti di perlustrazione in Aspromonte dove cercava Marco Fiora, un bimbo di otto anni sequestrato a Torino da una cosca dell'ndrangheta. Voleva solo bere una birra e godersi il fresco della sera con qualche collega ma visto il pericolo grave non ci ha pensato due volte. Si è lanciato in difesa di uomini, donne e bambini per bloccare quella moto ape e fermare quel pazzo. Ed è stato ucciso senza pietà". Oggi, i suoi compagni d’arma lo hanno ricordato e onorano. Il colonnello Ferace, invece, si è domandato: "Sono stato alla loro altezza"?.
 

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