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Cronaca

"Niente prove su Vito Ciancimino": annullata maxi confisca in Abruzzo

Rinascita post sisma: secondo l'accusa una parte del "tesoro" riconducibile all'ex sindaco sarebbe stato investito in un complesso turistico a L'Aquila da 2,5 milioni di euro

La Corte d’Appello dell’Aquila ha annullato la confisca delle quote di due società, disposta nel 2011 dal tribunale dell’Aquila perché avrebbero utilizzato parte del tesoro di Vito Ciancimino per la realizzazione del complesso turistico “La Contea” a Tagliacozzo. Si tratta di una struttura da 2,5 milioni di euro che potrebbe tornare disponibile per i proprietari, il primo cantiere aperto per ricostruire L’Aquila nella rinascita post sisma. In quei lavori, secondo la ricostruzione dell’accusa, erano finiti anche i soldi della mafia e in particolare una piccola porzione del tesoro di Vito Ciancimino. Le due società sono la Alba d’Oro Srl e la Marsica Plastica Srl.

A otto anni di distanza dall’inchiesta che fece scattare arresti e sequestri, la Corte d’Appello de L'Aquila ha annullato la confisca delle quote delle due società. Secondo le accuse, ancora da dimostrare, in particolare le società avrebbero ricevuto soldi dalla Sirco Srl, riconducibile a Ciancimino tramite Gianni Lapis, amministratore del patrimonio della famiglia dell’ex sindaco palermitano colluso con la mafia. In particolare, manca la certezza che i soldi ricevuti da Sirco siano di provenienza mafiosa.

Nel 2012, per un difetto formale, la Corte aveva annullato il decreto di confisca, ma la Cassazione, l’anno successivo, ha cassato la decisione, restituendo gli atti ai giudici aquilani per una nuova valutazione. Nel 2015, così, la Corte ha confermato la confisca, limitandone, però, l’oggetto al valore di 1,6 milioni, somma pari al versamento della società Sirco ad Alba d’Oro. Decisione pure bocciata dalla Cassazione nel 2016 per una serie di motivazioni, in virtù delle quali, lo scorso 20 aprile, la Corte d’Appello ha di nuovo annullato la confisca.

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