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Cronaca

L'appello di Salvatore Borsellino: "L'agenda rossa è in archivi di Stato che grondano sangue, ridatecela"

Il fratello del giudice Paolo spiega perchè ha declinato l'invito a partecipare, a Roma, alla desecretazione delle audizioni del magistrato in commissione parlamentare Antimafia: "Non ce ne facciamo niente. Ogni tanto ci danno qualcosa, ogni tanto mi danno un pezzo di mio fratello"

"In quella strage mio fratello è stato ridotto a un tronco carbonizzato senza più le gambe e le braccia, i pezzi di quei ragazzi sono stati raccolti uno a uno e messi in delle scatole per poi essere identificati, separati e racchiusi in delle bare troppo grandi per quello che restava di loro. Ora, a 27 anni di distanza, non posso accettare che i pezzi di mio fratello, le parole che ha lasciato, i segreti di Stato che ancora pesano su quella strage, vengano restituiti a me, ai suoi figli, all'Italia intera, a uno a uno. E' necessario che ci venga restituito tutto, che vengano tolti i sigilli a tutti i vergognosi segreti di Stato ancora esistenti e non solo sulla strage di via D'Amelio ma su tutte le stragi di Stato che hanno marchiato a sangue il nostro Paese". E' il testo della lettera che Salvatore Borsellino ha inviato al presidente della commissione Antimafia Nicola Marra declinando l'invito a partecipare, a Roma, alla desecretazione delle audizioni del giudice Paolo Borsellino in commissione parlamentare Antimafia. Oltre 1600 documenti (dal 1963 al 2001) per la prima volta sono stati riordinati in un unico sito per essere accessibili a tutti.  Salvatore Borsellino ha letto il testo della missiva durante la conferenza stampa di presentazione dei quattro giorni di eventi dedicati al 27esimo anniversario della strage di via d'Amelio.

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"Non mi sembra si tratti esattamente di una desecretazione - dice Salvatore Borsellino - ma piuttosto di rendere pubblici dei documenti che fino ad ora erano di difficile accessibilità perché conservati negli archivi della commissione Antimafia. Una cosa importante ma un po' diversa da quella desecretazione che aspettiamo da anni, che anche il ministro Bonafede aveva promesso proprio in via d'Amelio e che ancora non è arrivata. E' assurdo che in un Paese come il nostro, che si è macchiato di tante stragi di Stato, ancora oggi ci siano questi segreti. Vuol dire che non si vuole arrivare alla verità, non ho altra risposta".

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Parlando degli eventi in programma in città nell'anniversario della strage, Salvatore Borsellino ha voluto sottolineare che "in via d'Amelio si viene come semplici cittadini, le istituzioni se vengono in ginocchio a portare l'agenda rossa allora possono anche venire. Non ce ne facciamo niente di queste desecretazioni, ogni tanto ci danno qualcosa, ogni tanto mi danno un pezzo di mio fratello. E' necessario - scrive - che quella Agenda Rossa che è stata sottratta da mani di funzionari di uno Stato deviato e che giace negli archivi grondanti sangue di qualche inaccessibile palazzo di Stato e non certo nel covo di criminali mafiosi venga restituita alla memoria collettiva, alla verità e la giustizia. Decine se non centinaia di persone, nei meandri e nelle segrete di questo Stato, ne sono certo, conoscono dove viene occultata questa Agenda, dove vengono occultate le ultime indagini, le ultime parole, gli ultimi pensieri di Paolo Borsellino. Soltanto quando un rappresentante di questo Stato che ha lasciato crescere nel suo ventre un mostro capace di intavolare con l'antistato, con gli assassini di Giovanni Falcone, una scellerata trattativa e sull'altare di questa trattativa ha sacrificato la vita di Paolo Borsellino, si presenterà in ginocchio in via D'Amelio a portare non ipocrite corone di alloro, simboli di morte, ma quell'Agenda Rossa, allora e soltanto allora potrò avere pace".

"Massimo rispetto per persone che hanno perso un loro congiunto e meritavano forse che lo Stato intervenisse prima", risponde Morra. "Comprendo - dice - l'umanità delle parole e delle riflessioni non solo di Salvatore ma anche degli altri famigliari".

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