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Cronaca

Ferita lunga 53 anni: "Strage di Ciaculli", l'apice della prima guerra di mafia

Anche il presidente dell'Ars, Giovanni Ardizzone, ha partecipato (tra gli altri) alla cerimonia in ricordo delle vittime dell'attentato mafioso in cui morirono sette persone

Una ferita lunga 53 anni. Era il 30 giugno 1963 quando nella zona di Ciaculli una Alfa Giulietta, imbottita di tritolo e parcheggiata nei pressi dell’abitazione di un parente del boss mafioso Salvatore Greco, esplose provocando la morte di sette tra carabinieri, poliziotti ed artificieri dell’Esercito. Un evento passato alla storia come “strage di Ciaculli”, perché fu uno dei fatti più salienti che caratterizzò la prima guerra di mafia. Oggi, in occasione delle cerimonie per l'anniversario, sono state deposte delle corone d’alloro al Cippo eretto in memoria dei caduti nella località dell’eccidio.

Quel giorno persero la vita il tenente dei carabinieri Mario Malausa, i marescialli Silvio Corrao e Calogero Vaccaro, gli appuntati Eugenio Altomare e Marino Fardelli, il maresciallo dell'esercito Pasquale Nuccio e il soldato Giorgio Ciacci. Le indagini dell'epoca ipotizzarono un mancato attentato preparato dal clan di Cavataio e Buscetta contro il rivale boss di Ciaculli Salvatore Greco. Nel 1984 Masino Buscetta, dopo essere diventato un collaboratore di giustizia, ha dichiarato che Michele Cavataio era l'unico responsabile.

Alla cerimonia hanno partecipato: il presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana Giovanni Ardizzone, il Prefetto di Palermo Antonella De Miro, l’assessore all’Ambiente Sergio Marino, il comandante interregionale carabinieri "Culqualber” Silvio Ghiselli, il comandante del comando militare autonomo della Sicilia Alessandro Veltri, il comandante della legione carabinieri “Sicilia” Riccardo Galletta, il comandante del comando provinciale carabinieri di Palermo Giuseppe DE RIGGI, il questore Guido Longo, il sindaco di Villabate Vincenzo Oliveri.

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