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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca Brancaccio

Mafia, 22 anni fa l’omicidio di don Puglisi Il fratello: "Non perdono gli assassini"

ll 15 settembre del 1993 la mafia uccideva il parroco di Brancaccio. I sicari di cosa nostra lo hanno aspettato sotto casa e lo hanno freddato con un colpo di pistola alla tempia. Una "punizione" per il suo impegno antimafia

ll 15 settembre del 1993 la mafia uccideva il parroco di Brancaccio, don Pino Puglisi. I sicari di cosa nostra lo hanno aspettato sotto casa e lo hanno freddato con un colpo di pistola alla tempia. Una "punizione" per il suo impegno antimafia, per avere fatto della legalità tanti gesti concreti che stavano cambiando il volto di uno dei quartieri più difficili della città

Nella parrocchia di San Gaetano, don Puglisi, figlio di un calzolaio e di una sarta, era arrivato il 29 settembre 1990, dopo essere stato per dieci anni parroco a Godrano. Il 29 gennaio 1993 aveva inaugurato il centro "Padre Nostro", da subito punto di riferimento per i giovani e le famiglie del quartiere e insieme ai laici dell'associazione Intercondominiale aveva lottato per i diritti della borgata, denunciando collusioni e malaffare. Il 'prete buono' – così era chiamato - era una minaccia per il potere di cosa nostra, da qui l'omicidio.

Il suo assassino, Salvatore Grigoli, (oggi collaboratore di giustizia ndr.) lo ha atteso sotto casa, in piazzale Anita Garibaldi 5. Lo ha avvicinato e ha fatto fuoco. Lui, il prete buono, ha avuto il tempo di sorridere e pronunciare un'ultima frase: "Me lo aspettavo".

A 22 anni di distanza tante le iniziative in memoria del sacerdote, tra incontri, manifestazioni sportive, momenti di preghiera e dibattiti. Il sottosegretario all'Istruzione, Davide Faraone, ha visitato la scuola Orestano, proprio a Brancaccio. I giovani del comitato "Pioppo Comune" hanno realizzato un murales che sarà inaugurato nel pomeriggio all'interno dello spazio denominato #ORARUNE, nella chiesa di Sant'Anna. Alle 21, presso la Casa-Museo del Beato Puglisi sarà proiettato il video "Il Sorriso di 3P" prodotto dai volontari del centro Padre Nostro.

"Non mi sento di perdonare chi ha ucciso mio fratello", dice Gaetano Puglisi, intervenendo a "Voci del mattino", su Radio 1 Rai. "Avrei preferito - dice - fosse ancora vivo, in mezzo a noi, piuttosto che Beato, che è naturalmente una cosa piacevole. Io pagavo la retta dei suoi studi in seminario, visto che la nostra era una famiglia povera: mio padre faceva il calzolaio, mia madre la sarta, era un periodo triste - aggiunge Gaetano Puglisi -. Il mio matrimonio fu il primo celebrato da Don Pino e quel giorno ci mettemmo a piangere tutti". Puglisi ricorda anche un episodio "che - afferma - mi colpì molto: lo andai a trovare in chiesa mentre celebrava la messa. Al termine ci abbracciammo e gli chiesi perchè, contrariamente alla procedura normale nella quale le offerte si raccoglievano durante la messa, quella volta venne messo un vassoio davanti la porta. E lui mi disse che chi avesse voluto avrebbe messo i soldi. Chi invece avesse voluto prenderli avrebbe potuto farlo. Questo mi disse Pino e la cosa mi impressionò molto".

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