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Cronaca

Trent'anni fa il delitto Piazza: Orlando ricorda l'agente segreto che dava la caccia ai latitanti

"Il sacrificio di Emanuele si è consumato in un periodo storico in cui lo Stato mandava al massacro i propri uomini migliori e spesso copriva i latitanti o instaura con loro vergognose trattative". Così il sindaco ha ricordato il collaboratore del Sisde nel trentesimo anniversario della sua morte

"Ricordare anche quest'anno la figura di Emanuele Piazza è un atto doveroso e un omaggio a lui e a tutti gli agenti che come lui sono stati impegnati nella caccia ai latitanti. Il sacrificio di Emanuele Piazza si è consumato in un periodo storico quando lo Stato mandava al massacro i propri uomini migliori e spesso copriva i latitanti o instaura con loro vergognose trattative. In questi giorni difficili per il nostro Paese, è ancora più importante tenere viva la memoria delle tante persone che hanno dato la propria vita per la nostra democrazia".

Così il sindaco Leoluca Orlando, in occasione del trentesimo anniversario della scomparsa di Emanuele Piazza, collaboratore del Sisde, avvenuta il 16 marzo del 1990. La ricostruzione del delitto avvenne grazie alle rivelazioni di due collaboratori di giustizia (Francesco Onorato e Giovan Battista Ferrante): quel 16 marzo Piazza venne attirato fuori dalla sua abitazione da Onorato, ex pugile e suo vecchio compagno di palestra, con la scusa di cambiare un assegno in un negozio di mobili di Capaci (a pochi minuti di distanza da Sferracavallo). Onorato condusse Piazza in uno scantinato dove l'agente venne strangolato.

In seguito il suo cadavere venne sciolto nell'acido in un casolare della campagna di Capaci, a poche centinaia di metri dal luogo dove nel 1992 troverà la morte lo stesso giudice Falcone. Per l'uccisione di Piazza sono stati condannati all'ergastolo Salvatore Biondino, Antonino Troia e Giovanni Battaglia. Solo la scelta del rito abbreviato ha risparmiato la massima pena a Salvatore Biondo e al cugino omonimo, a Simone Scalici e ad Antonino Erasmo Troia. Per loro trent' anni. I pentiti Francesco Onorato e Giovambattista Ferrante invece sono stati condannati a 12 anni. 

  

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