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Cronaca Montelepre

Infarto o scossa elettrica sul lavoro? Restano i dubbi sulla morte di un ventenne

Angelo Maiorana, nel 2014, si è accasciato mentre stava ristrutturando un negozio a Montelepre. All'inizio è stato certificato il malore, ma nell'autopsia sono stati trovati segni strani a un polpastrello. Due persone sono finite a processo: il giudice ha stabilito ulteriori approfondimenti

Un infarto fulminante, come si era stabilito in un primo momento, oppure un incidente sul lavoro e una morte per folgorazione? Ancora oggi, quando dopo un complesso iter giudiziario era attesa la sentenza sul caso di Angelo Maiorana, 20 anni, morto il 19 marzo del 2014 nel cantiere in cui lavorava a Montelepre, restano molti dubbi. Tanto che il gup Marco Gaeta, che sta processando con l’abbreviato i titolari della ditta per la quale lavorava il giovane, Franca Biundo e Francesco Caruso, con un’ordinanza ha disposto di ascoltare il medico legale. Proprio per chiarire definitivamente – se sarà possibile – le cause del decesso.

Maiorana quella mattina si era accasciato improvvisamente mentre arrivava nel negozio dove stava eseguendo come operaio dei lavori di ristrutturazione. Nonostante la sua giovanissima età, si certificò inizialmente che ad ucciderlo sarebbe stato un infarto fulminante. Una tesi che, però, non ha mai convinto la famiglia del ragazzo. Così, qualche mese dopo il decesso, la salma del ragazzo venne riesumata per verificare la possibilità che fosse morto folgorato. Anche perché, nell’attività commerciale dove lavorava venne scoperto un allaccio abusivo alla rete elettrica (ma il titolare del locale non è mai stato indagato per l’omicidio colposo di Maiorana).

Dall’autopsia sarebbero emerse alcuni segni strani a un polpastrello e al malleolo della vittima, ma senza la certezza assoluta che la morte possa essere stata provocata da una folgorazione. Una dato che sarebbe invece inconfutabile per il consulente di parte della famiglia di Maiorana, parte civile nel procedimento.

A processo sono finiti Biundo e Caruso e per loro la Procura ha già chiesto una condanna rispettivamente a due anni e dieci mesi e a due anni e otto mesi. La coppia, assistita dall’avvocato Giuseppe Sceusa, ha respinto le accuse e ha rivelato come appunto non sarebbe emerso con chiarezza che il giovane sia morto per una folgorazione. Il giudice oggi si è ritirato in camera di consiglio ed era dunque attesa la sentenza. Invece è stata emessa un’ordinanza per chiarire alcuni punti fondamentali ai fini della decisione. La prossima udienza è fissata per il 5 luglio. 


 

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