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Martedì, 19 Marzo 2024
Cronaca

"Aiuto, stiamo morendo": un miracolo nel fango di viale Regione, si tuffa e salva mamma e bimbo

Protagonista della vicenda un ragazzo palermitano di 23 anni di origini marocchine che un mese fa era stato accoltellato a Passo di Rigano. Era incolonnato in auto con alcuni amici sul ponte di viale Lazio: "Poi ho sentito piangere il piccolo e mi sono buttato. Lei urlava terrorizzata, ho avuto paura"

Al pianto disperato di un bambino non ha resistito. Così si è tuffato in un fiume di fango e detriti senza pensarci due volte e ha portato in salvo lui e la sua mamma. E' la storia che ha visto protagonista un ragazzo palermitano di 23 anni di origini marocchine che, ieri sera, ha raggiunto a nuoto due delle tante persone rimaste intrappolate nelle loro auto nella circonvallazione della città dopo la violenta bomba d'acqua che si è abbattuta su Palermo. 

Sufien Saghir, questo il suo nome, è incolonnato in auto con alcuni amici sul ponte di viale Lazio quando, improvvisamente, sente le urla disperate di una donna bloccata nella sua auto nel sottopasso di viale Regione Siciliana. “Non so nuotare, non so nuotare, salvatemi!”, è l’Sos drammatico della ragazza che, su una tavola di legno trasportata con violenza dalla corrente, stringeva forte il suo bambino di appena due anni.

Così il giovane di origini nordafricane ma nato a Palermo - che curiosamente è lo stesso giovane che lo scorso mese è stato accoltellato al polmone nella piazza di Passo di Rigano - ha abbandonato la sua auto e, complice la corrente, ha utilizzato il fango come fosse uno scivolo per raggiungere il sottopasso e metterli in salvo. “Sentivo urlare, la situazione era apocalittica”, racconta Sufien Saghir in esclusiva a PalermoToday.

Sufien Saghir 3-3Non ha aspettato un attimo e ancora con i punti e il busto - è stato dimesso dall’ospedale in cui è arrivato in condizioni disperate solo da qualche settimana - ha raggiunto a nuoto la tavola di legno dove la donna aveva cercato riparo. “Urlava disperata, ‘prendimi sennò muoio, prendimi non so nuotare, non voglio annegare, non voglio annegare!’. Era terrorizzata. Ho immediatamente messo in salvo il bambino. Poi lei. Ma l’acqua andava troppo forte, dal ponte scendeva giù a cascata, era un fiume di fango. Ho avuto paura”.

Mentre viale Regione Siciliana si trasformava in un pantano di lamiere portando Palermo agli "onori" della cronaca per non aver saputo affrontare un temporale e qualche agenzia di stampa batteva la notizia di due morti - anche se al momento non risultano dispersi né vittime -, un ragazzo di appena 22 anni metteva in salvo due vite mettendo a rischio la sua.

“Ho ancora i punti, una costola lesionata, una frattura scomposta alla spalla - racconta ancora a PalermoToday -. Ci vorrà del tempo per guarire. Ma appena ho sentito piangere quel bambino non c’ho pensato su due volte. Qualcuno diceva di attendere le cime per resistere alla corrente. Potevamo essere risucchiati, è vero. Ma ho temuto che attendere fosse troppo tardi. Stavano annegando, lei si aggrappava a me, ho rischiato di morire. Aveva paura, non sapeva nuotare, quindi portava la mia testa sott'acqua per restare a galla. Urlava ‘sto morendo, sto morendo, se non mi salvi tu qua non mi salva nessuno’. Mi guardava dritto negli occhi. L’ho salvata, li ho salvati. Lei mi ha detto che sono il suo angelo, il suo eroe. Ma io non sono nessuno”.

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