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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Sanità, medici pronti alla mobilitazione: "Dopo anni di mortificazioni, è tempo di scendere in piazza"

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di PalermoToday

Rispetto dell'autonomia decisionale del malato, da una parte, e autonomia della professione medica dall'altra legata alla responsabilità dei professionisti, alla luce della nuova legge sul testamento biologico e delle dichiarazioni anticipate di trattamento (Dat). Questi i temi dibattuti a Villa Magnisi, sede dell'Ordine provinciale dei medici. Presenti, tra gli altri, il presidente dell'Omceo Toti Amato e monsignore Michele Pennisi, arcivescovo della diocesi di Monreale. 

Al centro del dibattito, in particolare le ricadute delle Dat sull'agire secondo scienza e coscienza di un medico. Che oggi, secondo il presidente dei medici Amato "è messo gravemente in discussione dall’autodeterminazione del paziente, come unico criterio di riferimento della condotta del medico". "La volontà dei pazienti va rispettata - spiega Amato -. Questo è un dato certo, ma i medici non sono meri esecutori, hanno il diritto, ma anche e soprattutto il dovere di sottrarsi ad un vademecum già confezionato a priori se contrario alla propria coscienza. Sospendere, ad esempio, nutrizione o idratazione artificiali ad un malato terminale, a meno che non siano di alcun aiuto, si tradurrebbe in un vero e proprio comportamento eutanasico". Per Amato "nei fatti viene cancellata anche l'obiezione di coscienza perché la legge non prevede nessuna condizione per essere disattesa . O meglio, il medico può rifiutare di sospendere un trattamento vitale, ma solo se c'è un altro medico che esegua la volontà del paziente. Una legge così importante dovrebbe affermare principi, tracciando condizioni e situazioni, non definire comportamenti così rigidi. La missione di un medico è stabilire una solida relazione con il paziente per avviare un percorso di cura e per quanto possibile di guarigione".

"La salute delle persone è un diritto che passa dal riconoscimento del grande valore etico di un'intera storia medica - rimarca Amato - garantito fino ad oggi dai principi ispiratori insopprimibili di scienza e coscienza, autonomia e indipendenza della professione, ma che da trent'anni sono messi sotto pressione dalla politica con leggi inadeguate e mortificanti, una su tutte i Lea; o peggio dall'indifferenza delle istituzioni preposte su temi scottanti ma inascoltati, come l'escalation di violenza subita da tutti i professionisti della sanità negli ospedali e nei luoghi di emergenza. Credo sia arrivato il momento di scendere in piazza".
 

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