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Venerdì, 29 Marzo 2024
AMARCORD1983

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A cura di Alessandro Bisconti e Francesco Sicilia

"Non ci vedo più": quando Totò perse la vista per sempre a Palermo

Il 3 maggio del 1957 - sul palco del Politeama - si consuma un dramma: il principe della risata all'improvviso piomba nel buio. Il racconto di quei giorni palermitani vissuti da un suo fan

"Non ci vedo più". Il principe della risata questa volta è serissimo. Antonio De Curtis - per tutti Totò - gira per un attimo le spalle al pubblico. E mentre è sul palcoscenico del Politeama di Palermo ed è vestito da Napoleone, batte nervosamente le palpebre come per togliere un corpo estraneo dall'occhio destro e sussurra all'orecchio della compagna e attrice, Franca Faldini, che non ci vede più. Totò ha 59 anni e la sua carriera "rallenta" di colpo. Gli occhi del più grande comico italiano si chiudono a Palermo (il sinistro in realtà aveva smesso di funzionare da tempo). E' il 3 maggio 1957, 63 anni fa esatti. E siccome Totò è Totò quello spettacolo lo porta a termine. Soltanto con l'istinto. In sala non se ne accorge nessuno. Antonio De Curtis accelera i tempi e taglia le battute. Ma non può cancellare la realtà.

Mentre si consuma l'ultima scena, il pubblico è in visibilio - e tra gli spettatori c'è anche un giovane Lando Buzzanca - Totò matura l'amara consapevolezza e lievita il dramma: l'ultima cosa che il principe De Curtis vede è il palco del Politeama. Cala anche il sipario su un'epoca. Con coraggio, per non deludere i palermitani, Totò si presenta sul palco anche le sere del 4 e del 5 maggio, rispettando gli impegni presi, ma con un paio di occhiali da sole spessi. E' la fase 2 della vita del principe della risata, che il 6 maggio è costretto però a sospendere la tournée di "A prescindere", così come si chiamava lo spettacolo, e vola alla volta di Roma tra le lacrime.

Sembra uno scherzo del destino, perché il sangue di Totò è per metà palermitano. La mamma, Anna Clemente, era nata a Palermo. Ed è proprio il fratello di sua madre, lo "zio Vicè", a registrarlo all'anagrafe nel 1899, quando Totò viene al mondo. Il grande attore vede il buio al Politeama e il giorno dopo lo sanno già tutti. La voce infatti si sparge all'improvviso, dai vicoli di Palermo al resto d'Italia. "Totò annurbò" urlavano i ragazzini che vendevano i giornali per strada, più dirompenti di una breaking news su internet.

L'oculista palermitano Giuseppe Cascio, poche ore dopo, il 4 maggio, visita Totò e parla di "fase delicata e preoccupante", diagnosticando una "corioninite laculare con lieve emorragia". La funzionalità dell'occhio destro è andata, seguendo lo stesso epilogo del sinistro, andato "perso" nel 1938, quando il grande comico napoletano era appena quarantenne. Da lì in poi, con molta fatica, Totò dedicherà il resto dei suoi anni al cinema.

In occasione dell'anniversario, riviviamo i giorni palermitani di Totò attraverso il racconto di un nostro affezionato lettore, con i preziosi aneddoti tramandati dal papà, testimone oculare - è il caso di dire - di quel drammatico episodio (con una lunga premessa).

Il contesto è quello della Palermo degli anni Cinquanta, che come succedeva spesso nel dopoguerra, contava tra i suoi appuntamenti più attesi quello dello "spettacolo di rivista", momento topico per la storia del teatro italiano, forma d’arte che uscì indenne dalla catastrofe bellica, anzi vivificata e spronata dal bisogno di esprimere gioiose e spensierate occasioni di svago per un pubblico affamato di luci, colori, benefiche risate. Attori ed autori, con sempre crescente favore di pubblico, riuscirono a mettere in scena il meglio del teatro di rivista italiano. Con Macario e Dapporto, anche Totò fu tra gli interpreti più apprezzati dal pubblico. Ma a differenza della stragrande  maggioranza dei personaggi dello spettacolo, il Principe de Curtis si distinse per la netta separazione tra i personaggi da lui interpretati e la serietà, riservatezza e l'umiltà della propria vita privata. Molte sono le storie e gli aneddoti che sottolineano questa inusuale diversità, rarissima nel mondo del divismo di allora. Proprio a Palermo durante la sua ultima apparizione teatrale, sul palcoscenico del Politeama, si compì una piccola ma significativa manifestazione di quella semplicità e nobiltà d'animo che lo contraddistinse in tutta la sua vita.

Il primo fine settimana del maggio 1957 Palermo era pronta ad accogliere la compagnia di rivista "Errepì" che presentava il nuovo e trionfale spettacolo di Nelli e Mangini "A prescindere" con Totò, Enzo Turco, Yvonne Menard e la partecipazione di Franca Fadini, l'avvenente giovane compagna del Principe. Venerdì 3 maggio, si registrò al Politeama la serata di gala con il classico pienone. Anche nella rappresentazione di domenica 5, si ebbe altrettanto il "sold out" e tra i tantissimi spettatori, c'è Francesco - il protagonista del nostro racconto - uno dei tanti appassionati di teatro di rivista e fan sfegatato di Totò.

Seduto in poltrona, accuratamente prenotata per tempo, già meditava di farsi ricevere da Totò a fine spettacolo; cosa che soleva fare con i maggiori artisti che ammirava. Ma era certo che sarebbe stato arduo ottenere quell'autografo mancante alla sua collezione di foto d'artisti di teatro. Difatti erano tanti gli appassionati e curiosi che avrebbero fatto di tutto per accedere ai camerini e poter vedere da vicino, anche per un attimo, il volto dal mento "deragliato" e l'ironico sorriso trasversale di Totò. Ma non disperava: anche lui aveva le sue conoscenze dentro il Politeama che gli avrebbero spianato la strada fino al Principe. Ma Totò lo avrebbe ricevuto? Il Principe si sarebbe degnato? Attese dunque con trepidazione la fine dello spettacolo.

Agli intenditori e agli appassionati risultò subito evidente che il Principe non era in condizioni smaglianti, ma lo spettacolo non ne ebbe a risentirne anzi fu una serata indimenticabile. Anche Francesco notò qualcosa di strano. Solo l'esuberanza e la maestria di Totò riuscirono a ben mascherare il fulminante aggravamento dei problemi oculari, che già da tempo lo affliggevano. Sarebbe stato ancor più difficile avvicinare il Principe in simili condizioni, pensò Francesco, che comunque non desistette dall'impresa.

Mentre ancora in sala echeggiavano gli applausi e le ovazioni finali, si catapultò verso i camerini, lanciando occhiate di complicità alle maschere e al personale di retroscena ben conosciuto. Nei pressi del camerino di Totò, il segretario e cugino dell'attore, Eduardo Clemente, con modi cortesi e dispiaciuti, annunciava, ai già tanti presenti, che il Principe era molto stanco ed era spiacente di non poter ricevere gli ammiratori. Mentre alcuni si ritiravano crucciati e pensierosi, Francesco si fece avanti mostrando il suo biglietto da visita. "Mi scusi se insisto - disse - ma considerato che gli spettacoli proseguono anche domani potrei prenotarmi per un incontro alla fine dei prossimi spettacoli, sempre che stia meglio?".

Il segretario guardò il biglietto, ma soprattutto lo sguardo di Francesco sinceramente preoccupato per la salute del Maestro e cortesemente rispose: "Caro dottore, sarà mia cura farle avere notizie sulla salute del Principe ed eventualmente fissarle un appuntamento personale". Francesco ringraziò sforzandosi di sorridere compiaciuto, consapevole che sarebbe stato impensabile ottenere un appuntamento “personale” con il Principe.

Nella mattinata di lunedì 6 maggio, squillò il telefono in casa di Francesco: “Buongiorno, sono il concierge del Grand Hotel Villa Igiea, attenda un attimo, le passo il segretario del Principe de Curtis. Francesco incredulo, sopraffatto dall’emozione a stento comprese che nel pomeriggio dopo avrebbe potuto incontrarsi con il suo idolo nel prestigioso albergo cittadino.

E così fu. Francesco, nel pomeriggio si avviò emozionatissimo all’hotel: lì, insieme ad una sparuta selezione di fans e qualche reporter, ebbe modo di conoscere personalmente Totò, anzi… il principe de Curtis , con il quale si intrattenne affabilmente passeggiando sulle terrazze di Villa Igiea e, tra l’altro, apprese della particolare devozione di Totò per Palermo, anche perché sua madre, Anna Clemente, era palermitana.

Francesco parlò della sua ammirazione per l’attore, si complimentò ma tralasciò di scendere nei particolari circa il recente malessere del Principe. Evitò anche di richiedergli il tanto agognato autografo, per non metterlo in difficoltà con la scrittura. Fu comunque rassicurato, da quest’ultimo che si trattava di piccolo malanno passeggero. Quella di Totò fu una benevola bugia, forse per non alimentare ancor di più le prime indiscrezioni su tale fulminea “parziale cecità”. Ma il malessere era grave, tant’è che quella sera Totò non andò in scena e lo spettacolo fu dunque annullato.

A distanza di tanti anni il lettore di PalermoToday ci regala un paio di foto (in allegato) e commenta: "Il grande artista fu certamente un principe della risata ma anche un nobile signore nella vita". 

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