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AMARCORD1983

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A cura di Alessandro Bisconti e Francesco Sicilia

Quel Maggiolini tutto matto: Palermo-Ascoli, quando la B era il paradiso

Cronaca di un pomeriggio indimenticabile: 12 maggio 2001, il Messina si suicida ad Avellino e i rosanero conquistano la promozione. La Favorita impazzisce quando Vittorio Torino si fa parare il rigore da Sansonetti

"Gliel'ha parato". "No". "C'u parò". No, no". "Sì, sì, sì, c'u parò". Chi era in curva, quel pomeriggio del 12 maggio 2001, non può dimenticare. Tutta la stagione del Palermo si condensa in pochi attimi. Quelli che portano il Palermo in B e fanno evaporare per sempre l'incubo della C. Esplode la festa in città, quando le radioline annunciano che Sansonetti ha respinto il rigore di Vittorio Torino. E' il 90' di un arroventato finale di stagione. L'Avellino, a sorpresa pareggia 0-0 contro il Messina capolista, mentre il Palermo aspetta. Alla Favorita c'è l'Ascoli e il risultato è congelato da più di un'ora sull'1-0 per i padroni di casa. Ha segnato tale Tiziano Maggiolini, con un diagonale assassino su cross di Montalbano (sotto la Nord) al minuto 16. Poi - in campo - non succede più nulla. Si giochicchia con il pallone che scorre al piccolo trotto sui piedi di Cappioli e compagni.

Premessa: si gioca di sabato perché il giorno dopo ci sono le elezioni nazionali, quelle in cui Berlusconi farà la voce grossa, e anche i giocatori hanno il diritto di votare. Quindi si anticipa, niente partita della domenica. Al Palermo, secondo in classifica, però quell'1-0 non serve a niente. A meno che il Messina non si vada a suicidare in Irpinia. Ed è quello che in effetti sta succedendo. Ma quando la partita sta per finire, si materializza quello che nessun tifoso del Palermo si augurava. C'è un rigore per il Messina. Non ci sono ancora gli smartphone allo stadio. Tutto quello che succede da quel momento in poi è un cocktail di brividi consegnato alla memoria eterna del tifoso rosanero, in cui diventa grande protagonista uno dei simboli del Novecento: la radiolina. Si aspetta, si impreca, si bestemmia, si guarda il cielo senza nuvole di quel sabato pomeriggio di maggio.

Si rincorrono voci contrarie. "Gliel'ha parato". "No, ancora deve tirare". Alle 18.03 arriva l'apoteosi. Vittorio Torino spara su Sansonetti, l'Avellino si tuffa in contropiede e trova il gol dell'1-0. E' "ufficiale". Le onde radio diffondono la notizia. Il Palermo completa il sorpasso, Silvio Vittorio Giampietro - difensore del Palermo - capisce tutto anche se è in campo. E allora inchioda il pallone sotto il suo piede destro, si gira verso i tifosi, ed esulta - davanti alla Nord - come faceva Schumacher in quegli anni, agitando le braccia in segno di trionfo. Alla Favorita succede di tutto. L'ultimo urlo è quello che accompagna il fischio finale dell'arbitro Carlucci. Il Palermo di Sella - e Sensi - saluta la serie C. Mai più trasferte a Giulianova, L'Aquila, Andria, Sassari e Pesaro. In un amen Palermo è invasa di tifosi, bandiere, sciarpe. Via Libertà, Politeama, via Maqueda, via Dante: la città è rosanero. E' la vita che si capovolge. Sedici anni fa, un 12 maggio come oggi, finire in B era un sogno. Adesso è il peggiore degli incubi.

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