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Giovedì, 25 Aprile 2024
AMARCORD1983

AMARCORD1983

A cura di Alessandro Bisconti e Francesco Sicilia

Dall'officina di piazza Bologni al Pentagono: il palermitano che filmò i missili diretti a Cuba

Nella vita avventurosa di Matteo Marsala intrighi, servizi segreti e un "pezzo" di storia della guerra fredda: salì su una delle navi che l'Urss aveva destinato a Cuba, era la minaccia comunista agli Usa. Meccanico e poi operatore di ripresa, fu protagonista di tante pagine di cronaca

Lei si chiamava Bell and Howell, lui Matteo Marsala. Fu amore a prima vista. In un'officina meccanica, a piazza Bologni, dove Marsala aveva casa e putia. Ecco se questa storia fosse un film, sarebbe una di quelle pellicole sentimentali in cui tra i due protagonisti scocca subito la scintilla. Il colpo di fulmine. E invece è la storia di una cinepresa e di un meccanico che diventa operatore di ripresa, dopo aver fatto il panettiere in Etiopia - ad Harar per la precisione - e successivamente il salumiere a Palermo. 

E' una vita avventurosa quella di Matteo Marsala, che spicca il volo quando conosce Bell and Howell: la cinepresa era poggiata sul sedile posteriore di una Fiat 600 entrata un giorno nella sua officina di piazza Bologni. Era di un certo Mario Rigoni: un trentino, momentaneamente in Sicilia, che faceva l'operatore di ripresa alla Rai. Marsala si fece spiegare da lui il funzionamento della Bell and Howell. E da persona pratica qual era imparò subito. In principio furono matrimoni, battesimi, cresime e defilè di moda. Poi arrivò la cronaca, la Rai. Ad "introdurlo" nei meandri della televisione di Stato fu lo stesso Rigoni, prima di ritornare in Continente. Operatore di ripresa, a cachè: correva l'anno 1960. Da questo momento in poi, Marsala diventa quello che oggi si chiama telecineoperatore freelance: un giornalista che racconta la cronaca con le immagini. E tante pagine di cronaca, diventate storia, hanno incrociato Marsala e la sua cinepresa. 

Come nel 1962, quando si recò a Messina - per conto della Nbc - per girare una sessantina di metri di pellicola sul passaggio, attraverso lo Stretto, di tre navi mercantili, una greca, una russa e una italiana: erano dirette ad ovest e trasportavano, rispettivamente, grano, laminati d'acciaio e benzolo. Marsala forse non lo sapeva, ma in una di quelle navi - che fu costretta a fare scalo a Messina per un improvviso malore al comandante - si nascondeva materiale da intrigo internazionale. Approfittando del fatto che tutto l'equipaggio scese a terra, Marsala salì a bordo della nave, entrò perfino nella stiva. E riprese tutto. Ebbene, in quella nave c'erano "pezzi" smontati di rampe missilistiche che l'Unione Sovietica aveva destinato a Cuba. 

Della crisi dei missili di Cuba (reazione alla fallita invasione della Baia dei Porci del 1961) e della minaccia comunista agli Stati Uniti (l'apice della guerra fredda), che metteva a rischio la pace nel mondo, Marsala lo seppe (come tutti) pochi giorni dopo aver inviato alla Nbc il suo filmato. Che frattanto era andato a finire nelle mani dei servizi segreti americani e quindi sul tavolo dell'allora presidente Usa John Fitzgerald Kennedy. Per la sua "missione", Marsala fu premiato con somme in denaro e addirittura ricevuto in pompa magna al Pentagono. Gli americani gli rilasciarono anche uno speciale tesserino, di colore azzurro, con la qualifica di "special detective". Insomma, un lasciapassare per la Cia. Marsala, si dice, preferì continuare a fare il suo lavoro di operatore di ripresa. Già di per sé avventuroso. Questa storia di missili, intrighi e servizi segreti, Marsala la raccontò anni dopo ad un suo amico, un cronista di razza, Aurelio Bruno. Che la scrisse sul giornale "L'Ora". 

Ma non fu l'unica avventura di Matteo Marsala. "Visse in prima persona le diverse guerre di mafia e fu il primo nel 1968 ad arrivare nel Belice devastato dal terremoto. Sono sue le prime immagini trasmesse dal Tg1". A parlare è Enrico Salsi, nipote di Marsala. Con lo zio ha condiviso il lavoro in officina e poi quello in Rai come operatore di ripresa. "Matteo - prosegue Salsi, che a differenza dello zio dalla Rai è riuscito a farsi assumere - aveva un gran senso della notizia. Era conosciutissimo e, malgrado il suo carattere burbero, era una persona di grande umanità. Aveva due passioni: le auto, se ne costruì una che guidò in varie corse, e la cinematografia. In uno dei box di Palazzo Alliata di Villafranca, dove abitava, si era costruito persino una sala di montaggio con la moviola. A quei tempi era l'unico che l'aveva a Palermo. Il grande regista e attore Vittorio De Sica la utilizzò per montare uno dei suoi film". 

Negli anni, Marsala creò un grandissimo archivio, in gran parte entrato nelle teche Rai. Filmati preziosi, come preziosa è la sua storia. Una storia di avventura e amore, sbocciata grazie a lei: Bell and Howell.

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