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Martedì, 23 Aprile 2024
AMARCORD1983

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A cura di Alessandro Bisconti e Francesco Sicilia

Quando il Lupin palermitano fece il colpo del secolo: 150 milioni di dollari in diamanti, oro e gioielli

Secondo la polizia tedesca quello avvenuto nelle scorse ore nel Castello di Dresda è il furto d’arte più clamoroso dal dopoguerra a oggi. Il blitz di ieri riporta alla memoria l'impresa di Leonardo Notarbartolo messa a segno nel 2003 al World Diamond Center di Anversa

Secondo la polizia tedesca quello avvenuto ieri mattina al Castello di Dresda è il furto d’arte più clamoroso dal dopoguerra a oggi. Nella famosa sala delle "Gruene Gewoelbe" (le "Volte Verdi") sono stati rubati gioielli antichi per un valore di circa un miliardo di euro. Il colpo grosso riporta a galla uno dei raid più importanti della storia recente: a metterlo a segno un palermitano trapiantato a Torino. Lui è Leonardo Notarbartolo, nato a Palermo nel 1952, definito "il bandito del secolo" e mente e autore del più grande furto di diamanti della storia al World Diamond Center di Anversa. Il colpo dei colpi: bottino di 150 milioni di dollari in diamanti, oro e gioielli. Un'"impresa leggendaria" al punto che perfino la celebre casa cinematografica Paramount l'aveva contattato per un film.

leonardo notarbartolo-2L'anno è il 2003. Siamo nel distretto di Anversa, in Belgio. Dopo avere affittato un ufficio della zona fingendosi un operatore del settore e, avendo libero accesso alle teche del Diamond Center, il palermitano è riuscito a svuotarne 123 su 160. All'epoca l'Arsenio Lupin di Palermo aveva 51 anni. Soprannome: "l'artista". Un'impresa impossibile: Notarbartolo  fu condannato come capo di una banda di ladri italiani che erano riusciti a entrare in un caveau considerato impenetrabile. Protetto da rivelatori di calore a raggi infrarossi e chiuso con un lucchetto con 100 milioni di combinazioni possibili. Ancora oggi la polizia non è in grado di spiegare come abbiano fatto. Notarbartolo fu condannato a dieci anni. Su di lui i sospetti della Direzione investigativa antimafia che lo riteneva legato a Cosa Nostra. 

I ladri entrarono in azione all'alba del 15 febbraio 2003. Con accorgimenti neanche lontanamente immaginabili per un film: una lacca per coprire il sensore che coglie calore e movimenti, una telecamera per riprendere il numero della combinazione, uno scudo isolante per ricreare un tunnel protetto dagli infrarossi, scovare il luogo dove era custodita la chiave, rendere inutile il campo magnetico. A tradirli però una leggerezza durante il rientro per l'Italia. Uno dei ladri gettò un sacchetto in un campo in cui c'era una busta: "Diamond Center, Anversa" e la fattura per un sistema di sorveglianza. L'acquirente era proprio Leonardo Notarbartolo. Così, pochi giorni dopo il colpo, arrivò l'arresto.

Uno scassinatore dalle "dita d'oro" in grado di forzare qualsiasi serratura. Un passato da orefice e rappresentante di preziosi, con un discreto curriculum criminale alle spalle. Notarbartolo dopo 6 anni di carcere venne rilasciato nel marzo 2009 per buona condotta, nel luglio dello stesso anno venne fermato dai carabinieri per un controllo stradale e pizzicato con un chilo e 15 grammi di diamanti nascosti in buste sigillate tra i sedili posteriori. Fu denunciato. Poi nel 2016 ci cascò di nuovo. Venne arrestato insieme alla sua banda: dopo lunghe indagini venne fuori che il palermitano e i suoi complici piazzavano il gps sotto le auto dei commercianti, li seguivano, e quando questi parcheggiavano rubavano le vetture con a bordo oro e preziosi per centinaia di migliaia di euro. Degno finale di una vita criminale da film.

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