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AMARCORD1983

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A cura di Alessandro Bisconti e Francesco Sicilia

La storia di Giovanni Sucato, il "mago dei soldi": 22 anni fa la sua strana morte

Venerato come un Messia, inseguito, maledetto: l'incredibile vicenda del finanziere di Villabate, balzato agli onori della cronaca nell'estate del 1990. Con i suoi giochi di prestigio aveva illuso migliaia di palermitani

Estate 1990, gol, sogni, soldi, Palermo. Mentre un giovane calciatore di 26 anni prende il mondo a pallonate segnando a ripetizione nelle notti magiche di casa nostra, un giovane avvocato di 26 anni prende in giro la sua città nei giorni di fuoco di Cosa nostra. Sono due facce della stessa medaglia: Palermo. Uno è Totò Schillaci, l'altro è Giovanni Sucato. Il primo illude, sfiora la gloria eterna ma poco dopo finirà esiliato in Giappone. L'altro pagherà con la vita l'azzardo più folle che un palermitano ricordi. E' il 30 maggio del 1996 quando l'avvocato (ma sulla sua laurea non si troveranno mai conferme) di Pomara - piccola realtà di periferia dove Palermo diventa Villabate - viene ucciso in circostanze mai chiarite. Ventidue anni anni fa esatti. 

Il suo nome riporta alla mente uno dei misteri di Palermo. Il mistero di Giovanni Sucato, il "mago dei soldi". Fu protagonista di un gioco di prestigio: prendere il denaro della gente e moltiplicarlo. Una scommessa dall'epilogo prevedibile. Perché Sucato, capace di raccogliere anche 20 miliardi in un giorno, a un certo punto si era cacciato in un vicolo senza uscita. Ma alzi la mano chi ha più di 40 anni e non ricorda il mago, capace di ipnotizzare Palermo e farla impazzire in una specie di febbre dell'oro.

Succede tutto in pochi mesi. E' l'estate del 1990 quando Totò Schillaci trascina l'Italia nel mondiale di casa. A Palermo si inizia a parlare anche di Giovanni Sucato, che sboccia dal nulla, girovagando nei bar di Villabate. Il giovane si sa muovere, si fa affidare dei piccoli risparmi per poi riportarli indietro, raddoppiando i soldi in pochi giorni. Un Re Mida che scala la piramide della popolarità. Diventa un benefattore, perché - si dice - fa tutto senza inganno. Si trasforma in prestigiatore, promette interessi del 100% a chiunque investe nelle sue bizzarre operazioni finanziarie. Si parla di vendita di gioielli italiani a sceicchi arabi a prezzi maggiorati e banane smistate in Tunisia. Sostiene di commerciare con l'oro e di avere fatto lucrosi investimenti in Africa. "E' bravo", si dice. Ma tutti quei "si dice" si trasformano presto in valanghe di soldi.

Il mago all'inizio restituisce con puntualità i "prestiti" e raddoppia sempre ciò che raccoglie. Sembra credibile, rilascia improbabili ricevute, attira nuove vittime e sguinzaglia decine e decine di procacciatori di affari che su suo ordine vanno a rastrellare soldi per la città e non solo. Tantissimi collaboratori che perlustrano scuole, locali, aziende, uffici e raccolgono fondi distribuendo promesse. Tra luglio e agosto 20 mila palermitani si rivolgono a lui. Sono piccoli risparmiatori, anche se c'è chi investe e gli affida cifre da capogiro. I palermitani pensano di aver trovato il loro Messia e in città non si parla d'altro. Scatta una specie di catena di Sant’Antonio capace di scatenare un pellegrinaggio da ogni angolo della Sicilia verso la sua villetta di Villabate, il cuore degli affari di Sucato. Che a un certo punto si espande e apre un'agenzia anche a Palermo, in via Mariano Stabile. Sostiene che quei soldi - rigorosamente in contanti - siano puliti. E come garanzia offre un foglio di carta sul quale segna la somma da restituire e la data. 

L'estate delle notti magiche però finisce, affiorano nuovi imitatori e cordate di piccoli imprenditori che cercano di emulare il padre della super truffa, che altro non è che quello che in finanza viene chiamato "sistema Ponzi" in cui sono proprio i nuovi investitori le nuove vittime che alimentano il modello economico basato sul raggiro. Il progetto di Sucato - che nel frattempo offre una sponda di riciclaggio alla mafia di Brancaccio - diventa un gioco al massacro: la catena del presta e raddoppia, che per mesi ha fatto sognare Palermo, si spezza. Anche perché il meccanismo diventa più grande di lui, inizia a fare vittime "illustri" e gli sfugge di mano. Cosa nostra - che aveva investito fortissime somme nel gioco finanziario - a un certo punto si indispettisce. Le casse dei clan iniziano a subire contraccolpi e per Sucato è la fine della corsa.  Arriva il crac, scoppiano le grane giudiziarie. Un giorno di settembre - siamo sempre nel 1990 - chi va a bussare nella porta nel suo ufficio di via Mariano Stabile trova un cartello che recita: "L’Avvocato Sucato è andato a trovare il Cavalier Berlusconi". E' una mossa per prendere tempo perché in realtà sulla testa del mago pende un mandato di cattura per bancarotta fraudolenta. 

Braccato dalla legge e dai boss, Sucato dice e fa dire ai suoi legali che sistemerà tutto e che con loro studierà la sua linea difensiva. In realtà molla tutto e scappa, abbandonando migliaia di risparmiatori nella disperazione. Il sedicente avvocato è in fuga con i soldi dei palermitani. Dice di essere in viaggio di nozze, in realtà sparisce nel nulla con un capitale di dieci miliardi. E' il crollo dell'impero di cartapesta costruito dal prestigiatore villabatese. Con lui finisce anche il boom degli anni Ottanta, l'epoca dei soldi facili, il bluff di un'epoca di plastica.

La mafia cerca Sucato in tutti i modi e indaga a modo suo: sequestra gli uomini di fiducia, li sottopone a torture per conoscere il nascondiglio, poi li uccide. La prima vittima è Elio Montenegro, ucciso strangolato. Tutti i broker del finanziere di Villabate fanno la stessa fine. Di Sucato non si hanno più tracce. Poi riemerge, finisce in carcere, esce, promette di saldare i debiti, torna in carreggiata in prossimità delle regionali del '96 e ricomincia a spacciare promesse. Fino al 30 maggio quando viene trovato carbonizzato in un'auto (si dice che fu la vendetta di Cosa nostra anche se i periti della Procura parlarono di un banale incidente). Sucato è stato fatto fuori, pensano tutti. Il mago trova la morte sulla Palermo-Agrigento, vicino al bivio di Bolognetta. Il fuoco lo divora mettendo fine alla folle corsa di un mago venuto dal nulla e che aveva illuso una città intera. Ma anche su questo episodio affiorano dubbi. L'ennesimo mistero nel mistero di una storia ai confini dell'assurdo.

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