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Fu distrutto durante la guerra: dopo oltre 30 anni riapre l'oratorio Quaroni

Fino a qualche tempo fa considerato simbolo di degrado e di incuria. All'inaugurazione era presente l’arcivescovo Lorefice. L’area è compresa tra la via Maqueda, la Discesa dei Giovenchi e la Discesa delle Capre

Dopo oltre 30 anni ha aperto l’Oratorio Quaroni, fino a qualche tempo fa considerato simbolo di degrado e di incuria. L’Oratorio, che era annessa alla Parrocchia dei Gerosolimitani, fu distrutta durante la guerra. All’inaugurazione era presente l’Arcivescovo di Palermo Corrado Lorefice, il direttore dei Beni Culturali dell’Arcidiocesi, Patrizia Monterosso direttore generale della Fondazione Federico II e Stefano Biondo, direttore del Centro di Restauro della Regione Sicilina.

Grazie alla generosità e all’impegno di Padre Giuseppe Bucaro, Direttore dei Beni Culturali dell’Arcidiocesi di Palermo in collaborazione con il Dipartimento dei Beni Culturali della Regione Siciliana, il Centro per il Restauro e la Fondazione Federico II, Palermo ha una nuova “piazza” aperta per incontri, dibattiti e convegni sul tema dei Beni Culturali in Sicilia. Da subito l’Oratorio apre al pubblico, ogni giorno dalle ore 10 alle 18, in forma del tutto gratuita e inizia l’attività inforativa sugli eventi della città con una vetrina d’eccezione della mostra “ROSALIA eris in peste patrona”, in corso fino al 5 maggio a Palazzo Reale. Un assaggio dell’esposizone e un punto informazioni per la mostra dedicata alla storia e al culto della Santa Patrona di Palermo.

L’Oratorio ricade in quell’area che per decenni è stata oggetto di un complesso iter di riqualificazione grazie a un piano di recupero originariamente voluto dall’architetto Ludovico Quaroni e che iniziato nel 1983 si è concluso recentemente. L’area è compresa tra la via Maqueda, la Discesa dei Giovenchi e la Discesa delle Capre. Da queste strade si giunge all’attigua piazza Sant’Onofrio sulla quale si affaccia proprio l’Oratorio Quaroni.

“La scelta del luogo per promuovere ROSALIA eris in peste patrona – ha detto Padre Bucaro – non è casuale. Questo spazio che la Curia ha voluto, gentilmente, concedere alla Fondazione Federico II rappresenta il metodo di lavoro del Direttore Generale della Fondazione Federico II, Patrizia Monterosso e dell’impegno volto alla valorizzazione e alla fruizione del patrimonio culturale siciliano”. “Dopo l’esperienza dello svelamento della tavoletta fiamminga di Santa Caterina del marzo scorso nell’omonimo Monastero – ha detto Patrizia Monterosso – la Fondazione Federico II esce, ancora una volta dal Palazzo per far conoscere ai cittadini luoghi dimenticati o poco conosciuti. E lo fa proseguendo una stretta sinergia interistituzionale con il Dipartimento dei Beni Culturali, l’Arcidiocesi di Palermo e il Centro Regionale per il Restauro”.

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