"Il 60% dei bimbi palermitani vive in quartieri dormitorio", l'allarme di Save the children
L'organizzazione no profit parla di “periferie funzionali”, aree "prive di opportunità e povere di relazioni sociali" e traccia la mappa delle differenze quartiere per quartiere
In Sicilia il 42% dei bambini e adolescenti vive in condizioni di povertà relativa. Ma non sono solo le condizioni economiche del nucleo familiare a pesare sul loro futuro. L’ambiente in cui vivono ha un enorme impatto nel condizionare le loro opportunità di crescita e di futuro. Pochi chilometri di distanza, tra una zona e l’altra, possono significare riscatto sociale o impossibilità di uscire dal circolo vizioso della povertà. A Palermo i quartieri "sensibili" sono Zen, Kalsa, Brancaccio e Cep. E' quanto si legge nel IX Atlante dell’infanzia a rischio “Le periferie dei bambini” di Save the Children, pubblicato da Treccani. Il volume vuole essere un "viaggio" senza precedenti attraverso le periferie delle grandi città e del Paese. Save the Children parla di vere e proprie “periferie educative”, in termini di mancato accesso all’istruzione, agli spazi ricreativi e culturali.
Secondo Save The Children "la segregazione educativa allarga sempre di più la forbice delle disuguaglianze, in particolare nelle grandi città come Palermo, dove vivono tantissimi bambini, ed è lì che bisogna intervenire con politiche coraggiose e risorse adeguate".
Periferie dormitorio
Save The Children offre una nuova visione del termine "periferia". Sono quasi 3,6 milioni i bambini e adolescenti che vivono nelle 14 principali aree metropolitane del Paese (2 su 5 del totale in Italia), e crescono spesso in zone o quartieri sensibili che possiamo definire “periferie” da tanti punti di vista differenti, non solo rispetto alle distanza dal centro città, ma in base ai diversi deficit urbanistici, funzionali o sociali dei territori. Sono ad esempio “periferie funzionali” i quartieri dormitorio, “svuotati” di giorno per effetto dei grandi flussi pendolari verso i luoghi di lavoro, prive di opportunità e povere di relazioni sociali. Secondo questo criterio, a Palermo vivono in aree "periferiche" il 60% dei bambini al di sotto dei 15 anni. Più in generale, quando bambini e adolescenti del Sud e delle isole si guardano intorno, il 8,8% vedono strade scarsamente illuminate e piene di sporcizia, non respirano aria pulita e percepiscono un elevato rischio di criminalità, un dato che sale al 17,5% nelle grandi aree urbane del meridione e delle isole.
Le competenze scolastiche
All’interno di una stessa città, l’acquisizione delle competenze scolastiche da parte dei minori segna un divario sconcertante. A Palermo i 15-52enni senza diploma di scuola secondaria di primo grado segnano il dato più basso (2,3%) nella zona Malaspina-Palagonia e il 23% a Palazzo Reale-Monte di Pietà. Anche i dati tratti dai test Invalsi confermano il divario nell’apprendimento scolastico e questi stessi quartieri sono divisi da una distanza siderale di 21 punti.
Niente scuola e niente lavoro
Differenze sostanziali tra una zona e l’altra riguardano anche i "Neet, ovvero i ragazzi tra i 15 e i 29 anni che non studiano più, sono senza lavoro e non sono inseriti in alcun circuito di formazione: anche in questo caso le differenze tra aree della città sono significative e vanno dai numeri più bassi della zona di via Libertà (8,8%) a zone dove la concentrazione è più alta come Pallavicino (26,1%).
“È assurdo che due bambini che vivono a un solo isolato di distanza possano trovarsi a crescere in due universi paralleli. Rimettere i bambini al centro significa andare a vedere realmente dove e come vivono e investire sulla ricchezza dei territori e sulle loro diversità, combattere gli squilibri sociali e le diseguaglianze, valorizzare le tante realtà positive che ogni giorno si impegnano per creare opportunità educative che suppliscono alla mancanza di servizi”, dice Valerio Neri, direttore generale di Save the Children.