rotate-mobile
Martedì, 23 Aprile 2024
Attualità

Venditti fa 70 anni: "Mio nonno? Un principe palermitano molto amico di Pirandello"

Il cantautore si è raccontato a Vanity Fair, nel numero in edicola da oggi. E rivela le sue origini palermitane, così come aveva raccontato nel concerto dello scorso agosto davanti ai tremila del Castello a Mare

Un po' principesco e un po' palermitano. E' il sangue di Antonello Venditti che dopodomani compirà 70 anni. Il cantautore si è raccontato a Vanity Fair, nel numero in edicola da oggi mercoledì 6 marzo. Venditti ha parlato di tutto. Dai propositi di suicidi fino al successo, ottenuto da "grande". "Cicciabomba" - così come lo chiamavano da piccolo - rivela le sue origini palermitane, così come raccontato nel concerto dello scorso agosto davanti ai tremila del Castello a Mare. In una delle sue tante apparizioni nel capoluogo siciliano.

"Da piccolo ero infelice - ha confessato Venditti -. Vivevo di cose non dette, di insicurezze, di soliloqui tra me e me. Wanda Sicardi, mia madre, era la più grande grecista del ’900. Figlia di nonna Margherita, una donna di Olevano Romano che non aveva studiato e come in una favola si era sposata con il principe palermitano Rivarola di Roccella, molto amico di Pirandello. La nonna aveva cucinato per tutta la vita crescendo la figlia a lezioni di lingue e ricamo, come si faceva con le signorine per cui ogni sacrificio è lecito. Con mamma avevo un rapporto complicato".

Il problema a cui da ragazzo cercava la soluzione, spiega nell’intervista a Malcom Pagani, era “la mia infelicità… Da adolescente grasso, se parliamo di bullismo, non avevo niente da invidiare a nessuno. Ero tra quelli che sentivano le risatine al loro passaggio e se una ragazza mi sorrideva neanche ci credevo… Mi chiamavano “Cicciabomba”, pesavo quasi 100 chili”. Non aiutava certo l’autostima il rapporto con la madre, una grecista severissima: “Considerava le mie canzoni poco meno che spazzatura e a mio padre Vincenzo, convinta di non essere ascoltata, diceva di me: “Il ragazzo è cretino” … Era talmente poca la stima che avevo di me che mi attaccavo all’unico vizio che mi era concesso: il cibo. Mangiavo tutto il giorno. La domenica poi era drammatica. Mi svegliavo nei profumi del ragù che mia nonna aveva messo da ore sul fuoco, ci inzuppavo tre rosette e poi poco prima di mezzogiorno uscivo per andare a messa. All’andata, facevo sosta dal gelataio più buono del quartiere e mi facevo fare una coppa con cioccolato, nocciola e panna con l’amarena e due cialde. Al ritorno idem. Poi il pranzo: la pasta, il filetto, le patatine fritte. Visto che nessuno mi fermava, lo feci io. Arrivato a 94 chili, ma forse anche a 98, dissi basta: “Ma non vedete che sono un baule?””.

Quello tra Venditti e Palermo è un legame fortissimo. "Non perdo l'occasione per tornare da voi - aveva detto recentemente (anche in occasione dell'ultimo concerto) -. Questa è la città di mio nonno e grazie alla musica l'ho vista e conosciuta nelle sue diverse fasi, anche in quelle più difficili come ad esempio subito dopo le stragi di Capaci e via D'Amelio, o durante il processo Andreotti. Non dimenticherò la sensazione che provai il 27 agosto del 1992, allo stadio La Favorita, in una Palermo ferita ma che decise di reagire".

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Venditti fa 70 anni: "Mio nonno? Un principe palermitano molto amico di Pirandello"

PalermoToday è in caricamento